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Una Notte Senza Fine

di Amabilino Michele
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Pubblicato il 06/06/2018 10:07:56

Si chiamava Stella ed era una meravigliosa bambina di 7 anni, bionda e con stupendi occhi color smeraldo, questa bambina non era però felice, le mancava la spensieratezza  dei suoi anni. All’età di 5 anni  era caduta da una scala interna in casa e il trauma le aveva procurato una lesione al nervo ottico così in breve, era diventata cieca. Inutilmente i genitori avevano cercato per lei una guarigione contattando i migliori specialisti. Figlia di facoltosi industriali viveva nel lusso circondata dalle attenzioni dei genitori, dei fratelli e sorelle maggiori e del personale di servizio. Frequentava una scuola speciale, era intelligente e volenterosa, aveva imparato il metodo braille per leggere, e per camminare, si lasciava guidare dal suo inseparabile cane Tommaso addestrato per i non vedenti, di certo non immaginava che qualcosa di insolito avrebbe cambiato la sua vita e quella della sua famiglia. Così accadde che un giorno, un bellissimo giorno di luglio Stella si trova a passeggiare lungo i viali dei giardini pubblici sotto l’occhio vigile della madre, in compagnia del suo cane, ad ascoltare le voci festose dei bimbi ,il chiacchiericcio delle signore , il rumore attutito del traffico cittadino lontano, quando ad un tratto, qualcuno le rivolse gentilmente la parola.

-Ciao, come ti chiami ?

La bambina udì una voce maschile che con garbo le si rivolgeva, percepì la gentilezza di quello sconosciuto e gli rispose con fiducia.

-Stella.

Seguì un breve silenzio poi ancora la voce dello sconosciuto visibilmente commosso :

-Mi chiamo Mario, sono il papà di 2 gemelline della tua età e mi trovo qui per lavoro.

La bambina :

-Come si chiamano le tue bambine ?

-Cinzia e Giuseppina.

Lo sconosciuto :

-Dov’è la tua mamma o il tuo papà?

-Mamma è qui vicino, papà lavora – rispose prontamente la bambina.

L’uomo accarezzò il cane incuriosito, poi si voltò cercando la madre tra i presenti. La rionobbr perché si era alzata da una panchina, vigile e si avvicinava a loro.

L’uomo ;

-Buongiorno signora, sono un medico e ho una clinica proprio qui in città, ho visto la sua bambina…Cosa posso fare per Stella?

La signora impressionata dal tono di voce e dalla disponibilità dello sconosciuto studiò i suoi tratti somatici, poi rispose con un sospiro.

-Nulla, è stata visitata dai migliori specialisti…per lei non si può fare nulla.

L’uomo di età matura, asciutto nel fisico, alto e distinto, accarezzò i capelli della bambina e aggiunse:

-Questo è il mio biglietto, troverà il mio nome, la mia professione, la mia clinica, il numero di telefono. La prego, mi contatti per il bene della bambina. Per Stella non chiederò nulla…

La donna lesse il biglietto e aggiunse:

-La ringrazio ma temo che non potrà fare qualcosa di positivo per mia figlia…

Il medico con un sorriso, stringendole la mano.

-Non disperi, forse riuscirò a fare qualcosa e per lei la notte avrà fine.

Accarezzò ancora i capelli della bambina e le si rivolse con trasporto :

-Ciao Stella…ci vedremo ancora.

Con la speranza nel cuore la donna osservò l’uomo che si allontanava dai giardini pubblici in direzione della  strada principale con il suo traffico caotico, il suo istinto di madre le suggerì di fidarsi di quell’uomo, conservò con cura nella borsetta il biglietto dopo averlo letto ancora. La clinica aveva un nome suggestivo e il suo primario aveva un nome italiano e un cognome straniero, greco. Si rivolse alla figlia :

-Stella…rientriamo a casa.

La bambina :

-Si mamma.

Lentamente ripercorsero il viale, verso l’uscita del giardino in direzione di un parcheggio vicino. Salirono in macchina e via, verso casa. Il giorno dopo la signora contattò per telefono il primario della Clinica della luce e stabilì una data per una visita. E Stella?  Era contenta di rivedere quel medico. Le visite, gli esami furono tanti poi un giorno quel medico così umano comunicò ai genitori di Stella il giorno dell’intervento chirurgico e un successivo ricovero in clinica. Come non ricordare quel giorno di speranze…la fiducia della bambina in quel medico, la rassicurazione del Primario prima di entrare con la bambina in sala operatoria:

-Stella rivedrà la luce…

La bambina dopo alcuni giorni dall’intervento, riacquistò la vista e rimase un po’ nella clinica, accudita dal personale, il padre di lei così felice per la sua bimba volle donare del denaro a quella struttura sanitaria, grato di quel prodigio.

Stella è ritornata a vivere come tutti i bambini e un giorno manifesta il desiderio di rivedere quell’angelo che l’ha operata così la mamma decide di accontentarla, cerca quel biglietto con l’indirizzo della clinica ma non lo trova e così decide di riportare la bambina in quel luogo, fidandosi della sua memoria ma accade un fatto strano. La clinica della luce risulta inesistente al suo posto vede un edificio consumato dal tempo. Dov’è la clinica della luce ? Questo l’interrogativo e guardando la sua bambina, tra le lacrime, pensa che un angelo forse ha deciso un giorno di donare la felicità a Stella, la gioia di vedere il mondo. 1982


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