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Come il Panzironi Luigi,autotrasportatore in Zagarolo,capė q

di Claudio Rogora
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Pubblicato il 13/01/2019 11:31:09

 

 

Come il Panzironi Luigi, autotrasportatore in Zagarolo, capì quello che la tv non era riuscita a spiegare.

 

   SBAM !!! Il Panzironi è fuori dalla grazia di Dio. Uscendo, se avesse potuto, l’avrebbe anche sradicata quella porta.

   E’ la porta dello studio dell’avvocato Loreti, bell’ufficio al secondo piano  in piazza Marconi a Zagarolo. C’è pure l’ascensore ma il Panzironi, su di giri com’è, neanche lo vede.

L’incontro , o meglio, lo scontro tra i due è molto acceso. Panzironi, presidente di A.T.L.O., Associazione Trasportatori Lazio Ovest, è già maldisposto prima dell’incontro:”Due multe in una sola mattinata non ci stanno, in tanti anni non mi è mai capitato”.

   Il motivo del forte contrasto, secondo il Panzironi, la cui stazza è proporzionata alle dimensioni del suo tir, è che :”Il  Loreti è un fighetto incapace di tirar fuori un ragno dal buco. E la mia  causa recupero crediti ha fatto la muffa, la mia causa!”. E’ proprio esasperato dai continui rimandi senza esiti.

   Fuori dallo studio, attraversa la piazza a passo veloce e si dirige verso la sua banca; anche qui da tempo è avviata una pratica di finanziamento per l’acquisto di due nuovi automezzi, ma ad ogni incontro ci sono intoppi, lungaggini assurde che, visto il carattere poco cristiano del Panzironi, lo mandano su tutte le furie.

   Aveva preso l’ennesimo appuntamento con il direttore, uno spaccaballe, anche se di cognome faceva Spaccapietra. Un personaggio che il Luigi proprio non sopporta: vanesio , arrogante, uno spilungone  dal faccione tondo, con occhietti piccoli, vispi e mobili e una vocina chioccia e fastidiosa; due baffetti stonati  ed un ridicolo riporto ne completano la fotografia

   Ancora una volta l’incontro finisce com’era iniziato: senza nulla di fatto

   Fuori dalla banca, Luigi, un  bufalo imbizzarrito, torna a riprendersi la sua Vespetta 50,celestina verdolina, parcheggiata vicino al palazzo Rospigliosi. A chi lo vede passare, la sua camminata ricorda “I Watussi” “ ogni tre passi facciamo sei metri”,canzone che in quell’anno spopola, è il 63.

   Se prima di andare in banca era su di giri ora è proprio andato fuori giri.

   All’altezza del comune il Verginelli, presidente della pro loco, vedendolo, gli si fa incontro. Vorrebbe parlargli della festa patronale di San Lorenzo, chiedergli un mezzo per allestire l’incanto per beneficenza. Il Verginelli, un ometto simpatico, disponibile, sempre pronto a dare una mano a chi avesse bisogno, viene quasi travolto dal Panzironi che senza neanche ascoltarlo lo anticipa secco:” Non rompere anche tu! Oggi non è giornata, ne ha già avute  a sufficienza”.

   Ci rimane pure male il Verginelli:” Manco parlo  e mi sento le parole”

   Calzatosi il caschetto a forma di scodella, senza neanche allacciarlo, un colpo di pedivella e se ne parte sulla sua due tempi scoreggiante e scarburata come lui, smadonnando come solo certi personaggi sanno fare.

      La giornata, nonostante fossero ormai le 18.00 passate, è ancora abbastanza soleggiata ma un po’ di foschia, tipica della calura estiva, limita la vista alle colline  verso i monti Prenestini.

 Curvo sul manubrio e con i cinghioli svolazzanti, sulla sua Vespetta che mal sopporta l’ingombrante passeggero, il Panzironi continua ad alta voce a sacramentare contro l’avvocato Loreti ed il direttore Spaccapietra, augurando loro le sfighe più nere e più strane. Ma dopo aver fatto il pieno di moscerini e zanzare realizza finalmente che certi accidenti può tirarli anche a bocca chiusa.

   Prende la strada di casa, deve prepararsi alla cena sociale dell’A.T.L.O. di cui, ricordiamo, è il presidente

Si potrà non crederci ma tutte le maledizioni che  Panzironi sta macinando nel suo testone a quel punto diedero vita ad un incredibile storia che coinvolse il Loreti, lo Spaccapietra e ilVerginelli, storia che mi ha raccontato la Cesira, casalinga mai in casa, il “gazzettino” di Zagarolo, sempre aggiornata su tutto e su tutti e per di più moglie del Cecco, messo comunale, un tappo che, con cappello d’ordinanza, arrivava  ad essere alto ben 152 centimetri.

    Cecco inoltre è noto per la sua non riservatezza  per tutto quanto sa e non sa.

      “Senti me”, esordisce la Cesira,  “questa storia è troppo forte. Te la racconto come se fosse adesso perché ce l’ho sempre qua” indicandosi la fronte.

    E’ ormai tardo pomeriggio ma il caldo e l’afa ancora resistono.

    Loreti, uscito dallo studio, si ferma nella bella piazza centrale. Lì incontra il direttore di filiale della sua banca che lo invita per un aperitivo.

    Anche se non ne ha voglia per dovere  puramente formale accetta.

    L’avvocato Loreti, pressoché astemio, si lascia convincere per un Cannellino di Frascati. Solite chiacchiere di circostanza sulle ferie vicine, sul tempo e così via.

    E’ la giornata degli incontri; il Verginelli, presidente della pro loco, lo ferma per  parlargli della prossima festa patronale. Ma il Loreti, con la testa da un’altra parte sta già pensando alle vacanze prenotate da tempo, distrattamente sta ad ascoltarlo senza però riuscire  ad opporsi a un altro bianco e, sopravia, a più di un buon calice di fresco Cerveteri frizzante.

    A questo punto si sa solo che l’avvocato prese la strada che va verso la Prenestina dopo il bivio per il cimitero e che porta poi verso Palestrina.

    Sta di fatto che il Loreti, erano quasi le tre del mattino quando si risveglia, era sotto un bel cielo stellato, senza luna.

 Si ritrova  con tutte le ossa in disordine steso su un materasso di granito rosa porrino ancora tiepido per il calore accumulato nelle calde giornate estive.

    Ci mette non poco a realizzare dove fosse.

    Si era addormentato su una tomba!

    “ Nel cimitero ? Ma come è successo ? Mi ricordo Spaccapietra, il Verginelli e poi … ancora qualcuno ma non …..”

    Il cerchio alla testa persisteva ma le nebbia che offuscava i suoi pensieri si stava diradando.

    Si siede a bordo della tomba. “Ora devo pur far passare il tempo.”

   Decide così di andare in quella parte del cimitero che solitamente non frequentava. Comincia così a percorrere i vialetti ancora bui: unico rumore il calpestio dei suoi passi sulla ghiaia.

     Il profumo dolce dei tigli in fiore  riempie l’aria umida della notte.

    “Chissà perché li fanno sempre tutti rossi i lumini ? Mah !”

    Nel buio, la vista di una tomba  più grande delle altre colpisce la sua attenzione. La sua posizione centrale tra due vialetti paralleli vanifica i già deboli raggi dei lumini oscurando le tombe vicine.

    “Che monumento! quattro posti occupa! ”. Certo una tomba così imponente chi se la poteva permettere? Qualcuno che i soldi li aveva ma  in paese non erano poi tanti, anzi.

    “Il notaio Delle Fratte con studi in San Cesareo e Palestrina ?” ma viveva solo e poi non era di qui, era di Valmontone o dintorni.

    “Bruno Pizzi, autotrasportatore, bell’azienda costruita negli anni con tanto lavoro e serietà. Famiglia numerosa ma persona semplice, quasi schiva.”

    Per curiosità si avvicina alla cappella chiusa da una inferriata ad altezza uomo, lavorata con tralci e grappoli d’uva con acini dorati.

“FAMIGLIA SPACCAPIETRA” inciso con fondo dorato sul frontespizio.

    “E bravo Spaccapietra, commendator Spaccapietra, ci tenevi al titolo! Hai fatto fortuna eh ! Sei stato uno furbo, di quelli che riescono a far fessi gli altri”

    Dentro la cappella, ma ben in vista, due imponenti busti in bronzo, di lui e di lei sorridenti che nel tremolio della luce di numerosi e brillanti maxi lumini apparivano quasi sghignazzanti.

    A fianco, sulla sinistra,  intravede una piccola tomba, senza un lumino.Una piccola croce in serizzo. Neanche un fiore.

    “E questo chi sarà?” Si avvicinò alla piccola croce per cercare di leggere e sapere chi fosse.

        “19 … - 1 …. “ Più sotto “Franc….co V.rg….lli.”

    “Non c’è rimasto quasi nulla, né nome né date”

e rivanga nei ricordi di chi potesse essere quella tomba quasi anonima.           

    “Potrebbe essere Francesco Verginelli, il Francesco come lo si chiamava amichevolmente. Si  è proprio lui. Lavorava il legno, sua passione e lavoro; costruiva piccoli utensili per la cucina e, soprattutto, giocattoli per bambini. Qui in paese un po’ tutti hanno qualcosa di suo. Tu si che eri una persona seria, non come il tuo vicino!”

    Animatosi più che mai da questi pensieri e ricordi s’accende in lui una ferrea voglia di ergersi a giudice delle umane vicissitudini.

    Con un largo sorriso ruba un fresco fiore dagli “SPACCAPIETRA” e delicatamente lo posa vicino alla piccola croce di Francesco. Poi, con calma, si avvicina al busto del commendatore e all’orecchio gli sussurra molto lentamente, “ VVAAAFFAAANNCCUUULLOOO !!!”

 E gli spegne tutti i lumini.

    All’improvviso gli suona il cellulare.

    “ Sono le tre del mattino,chi può essere? Che numero strano ! “

    Un sms vocale. Una voce femminile, decisa, con tono perentorio.” Eeeh no! Lei non si può permettere certi comportamenti nel nostro cimitero! Qui è nostra giurisdizione!”

    L’avvocato Loreti si gira e si rigira  nell’impresa di vedere  di chi fosse la voce.

    “Se è uno scherzo non mi diverte per niente. Chi sei? Come ti chiami ?”

    “Il mio nome non è importante. Lei non è pratico, per il momento, di come funzionano le cose qui, quindi, ripeto, lasci perdere. Ci pensiamo noi a sistemare i nostri colleghi defunti”.

    Il Loreti, già a sentire quel “ per il momento”, gli passa un brivido giù per la schiena. Poi, sempre pensando ad uno scherzo, “ Mia cara, mi chiarisca le idee, chi è lei? Cosa intende per “sistemare i nostri colleghi defunti?”

    Sms: “Le parlo come presidente di A.T.L.O., Associazione Trapassati Liberi e Onesti. Siamo in cinque, eletti per suffragio territoriale quali giudici dei nuovi arrivi. Il comitato rimane in carica per sei anni. Il nostro metro di giudizio, stabilito dal regolamento nazionale a cui ci atteniamo non tiene conto di titoli onorifici, patrimoni mobili e immobili, professione esercitata in vita ed altre valutazioni terrene ci possano essere. Noi valutiamo i meriti, quelli che voi chiamate crediti scolastici, acquisiti nei rapporti con altri simili e verso animali e rispetto del mondo naturale. Nobili comportamenti  o meno verso bambini e persone in difficoltà sono oggetto di più attente considerazioni.”

    L’avvocato incuriosito:”E Allora cosa avete deciso per lo Spaccapietra?”
    Sms: “ Allo Spaccapietra per un primo trattamento rieducativo abbiamo cooptato A.C.R.T., Associazione Cani Randagi Trapassati, perché tutte le notti andassero ad “innaffiare” abbondantemente la cappella Spaccapietra cosicché tutte le mattine, molto presto, prima della riapertura, dovesse ripulirsi la sua attuale dimora. Sa, vanaglorioso com’era non poteva fare certe figure. Vista ancora la sua ritrosia ad assoggettarsi alle nuove regole del cimitero abbiamo chiesto a Borzi, quello che aveva il negozio di materiale elettrico a Valvarino, nostro collega da anni, di spegnere tutte le notti i suoi maxi lumini. Per quasi due mesi l’elettricista che aveva rilevato il negozio del Borzi veniva a riattivarle ma non  riusciva a capire il perché continuassero ad  andare sempre in tilt.            

 Ora Spaccapietra si è adeguato, ma lo teniamo d’occhio. “

    “ E Francesco? “

    “Francesco è diventato presidente del C.R.T., Comitato Regionale Trapassati, eletto con voto unanime di tutti per  i suoi alti meriti. Prossimamente ci saranno le votazioni per il comitato nazionale e Francesco ha ottime probabilità di essere eletto.

    Ora chiudiamo perché dopo le quattro non siamo più autorizzati a comunicare, cosa che d’altronde ci è capitato solo un’altra volta perché qui di notte non ci viene mai nessuno.

    Tutto quanto ha ricevuto scomparirà dal suo cellulare e non ne rimarrà traccia per cui se anche andasse a raccontare quanto ha sentito, nessuno le crederebbe, la prenderebbero per matto.”

    Smarrito e confuso non sa cosa pensare, se credere o no a tutto quanto accaduto.Turbato nei pensieri ricomincia a percorrere i vialetti ancora bui.

 

 

    “Drnnn …, drnnn …, drnnn …”

     Panzironi si sveglia di soprassalto; era la vibrazione del suo cellulare sul comodino a fianco della poltrona.

     Si era addormentato davanti alla TV mentre stavano trasmettendo il programma  “La nemesi storica, verità o immaginazione ?” di cui, sinceramente, non aveva capito nulla. Tra due lunghi sbadigli si chiede “perché alla TV trasmettono programmi così difficili?”

    “Buongiorno signor Luigi, sono Tamara, chiamo da Italia, lei è stato priscelto per questa inovativa promozione gratuita: hai priblemi al tuo cuoio capeluto ?”

    Ancora rintronato, prima che riuscisse a rispondere e a capire cosa stava succedendo, la voce era già ripartita ad elencare tutti i vantaggi dell’offerta.        

    Con la mente ancora intorpidita da una sonnolenza non svanita si passa la mano sul viso per riordinare la maschera ancora sfatta del suo volto: “No grazie, non mi interessa “.

    Passato qualche minuto e ripresosi dal torpore: “Per fortuna era solo uno strano sogno. Però, che soddisfazione, nel  bene o nel male li ho sistemati tutti e tre! Adesso facciamoci un buon caffè almeno riprendo coscienza..”

    E riprende si coscienza di cosa effettivamente era successo.

    La sera precedente c’era stata la pantagruelica cena organizzata da A.T.L.O., Associazione Trasportatori Lazio Ovest, di cui il Panzironi è appunto il presidente, cena aperta anche ad amici, familiari e collaboratori vari. In tutto ci saranno state poco più di centocinquanta persone, centocinquantasei per la precisione. Si erano trovati alla trattoria “Il Giardino” a Zagarolo.

     Il Panzironi era notoriamente conosciuto tra i colleghi quale amante della buona cucina  oltre che ottima forchetta .

   A portate di “rigatoni con la pagliata” spaziali per qualità e nondimeno per quantità accompagnati da maialino al forno, abbacchio e patate arrosto non aveva saputo proprio resistere.  Poi, rosati frizzanti di Cerveteri e rossi di Velletri, mitici, inebrianti, profumati, volteggiavano sui tavoli senza alcun ritegno.

   Forse aveva  un poco esagerato. Si, aveva proprio esagerato.

  A fianco poi gli si era seduta la Cesira che quando attaccava bottone e partiva a raccontare le sue storie non c’era modo di spegnerla .

    “ Stai leggero, Luigi” gli raccomandava in continuazione  il suo medico seduto di fronte “ Se non ti calmi altro  che incubi stanotte”

Incubi si incubi no, vero si vero no al Panzironi il sogno gli era piaciuto, l’aveva soddisfatto e la sua sanguigna coscienza era adesso tranquilla e , cosa non da poco, finalmente aveva realizzato quello di cui  la tv non era stata capace di spiegare: cosa vorrà mai dire “nemesi storica?”. Con calma si accende un toscano mezzo masticato, con un sorriso soddisfatto si siede sulla poltrona  appoggiandosi beatamente allo schienale  e fissando la TV spenta: “ Adesso si che l’ho capito!”.

 

 


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