Era buio, Marco doveva affrettarsi a consegnare il lavoro. Gli era sempre piaciuto scrivere e finalmente poteva guadagnare- poco, si intende- con il suono delle parole.
L’incarico era stato improvviso, ma era sempre così quando si trattava di funerali, impossibile pianificarli per tempo.
Marco Bombelli era uno sceneggiatore “on demand”: forniva dialoghi da recitare in occasioni speciali, quali funerali, incontri con i compagni delle superiori o convention aziendali.
Aveva ricevuto al mattino una mail da una certa Cristina che lo pregava di scriverle la parte per partecipare il giorno seguente al funerale della zia Emma: non sapeva come affrontare “dal vivo” parenti che non vedeva da tempo, come comportarsi. Diverso sarebbe stato vedere la cerimonia da remoto e mandare dei post con faccine lacrimose, per quello era pratica, ma parlare…. E poi come doveva muoversi? ormai le persone si scrivevano e basta, si mandavano foto, la realtà era troppo difficile da affrontare e lei voleva fare bella figura.
Marco iniziò a scrivere la sceneggiatura richiesta descrivendo l’ambiente in cui si sarebbe svolta la prima scena: il sagrato della chiesa. Cristina doveva riconoscere i parenti suoi e della defunta, avvicinarsi e commentare, scuotendo il capo con lo sguardo affranto:
- Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno!
- A tutto c'è rimedio fuorché alla morte.
- Siamo nati per soffrire.
- Era una persona così per bene! Allegra, solare.
- L’ho sentita pochi giorni fa al telefono, chi lo avrebbe mai detto?
Doveva camminare piano, stringere mani, volgere gli occhi al cielo e tenere in bella vista un fazzoletto, come se si fosse appena asciugata le lacrime.
Seconda scena: in chiesa, durante la cerimonia funebre la protagonista doveva passare dallo sguardo disperato allo sguardo inquisitore per controllare il comportamento dei presenti e capire gli eventuali assenti, facendo trapelare un’espressione di dissenso. Poteva poi dare spazio ai commenti malevoli sulla defunta e sui parenti con la persona vicina (sempre meglio scegliere una donna per pettegolare, non una parente però).
- Siamo fatti di carne, e la zia non si è fatta mancare nulla, altro che santerellina.
- Negli ultimi tempi era diventata insopportabile.
- Guarda quello come si agita, sicuramente punta all’eredità.
Terza scena: all’uscita poteva ripetere i commenti di rito iniziali con le persone che le capitavano sotto tiro. Prima di andarsene doveva nuovamente affrontare i parenti più stretti della defunta per porgere le più vive condoglianze:
- La zia era una donna eccezionale.
- Così è fatta la vita: oggi sai dove sei, domani non lo sai più. Ma finché c’è vita c’è speranza.
Marco accluse anche il link alla scena del film “Quattro matrimoni e un funerale” da usare come tutorial per guardarsi in giro con gli occhi lucidi, annuire e sospirare. Per l’abbigliamento poteva puntare al nero o scegliere un accostamento sobrio, evitare spacchi e scollature azzardate, a meno che puntasse a farsi notare.
Marco firmò il testo, mandò la mail e la fattura, chiedendo l’invio di foto della cerimonia da mettere sul proprio sito come referenza. Anche questa era fatta, il giorno dopo lo aspettava il testo per la partecipazione ad un meeting aziendale. Il lavoro scarseggiava ma per fortuna tra poco, con il mese di dicembre, molti si sarebbero rivolti a lui per i pranzi di Natale e le feste di Capodanno.
AA.VV., Un lavoro fantastico, antologia di opere ispirate a lavori inventati, una produzione www.BraviAutori.it, 2020
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