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Il mostro

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 05/03/2021 17:07:22

IL MOSTRO

La sera è incipiente. Mary è uscita nel parco per cercare Percy. Eccolo, è in piedi sopra il muretto sotto la quercia secolare. Sta osservando il lago che si intravvede in lontananza.
-Rientriamo?- gli chiede Mary, liberando le pieghe della gonna che si sono impigliate nella forcella di un ramo caduto sul vialetto.
Percy si volta a guardare la moglie, mentre le falde del soprabito svolazzano al vento.
-Sì, ma dov’è John?.
-Con Byron- immagino- risponde Mary aggiustandosi la crocchia che sembra doversi scomporre ad ogni istante, mentre Percy atterra sull’erba umida.
E’ l’ora in cui l’aria si fa frizzantina e fresca in questa località.
Adesso tutti gli ospiti sono seduti nella sala da pranzo della villa. Per cena viene servito il consommé, accompagnato da un bollito di carne con gelatina.
Lord Byron sembra piuttosto taciturno mentre Polidori è molto loquace.
-Fortunatamente sono appena le sei e mezza, altrimenti questo manzo mi risulterebbe indigesto!
-Ma come?- risponde Byron- so che voi italiani siete dei buongustai!
-A dir la verità, caro amico, preferirei una trota del lago.
-Perché non vi cimentate nella pesca, allora?- chiede Mary alzando il calice riempito di beaujolais.
- Voi mi ci vedreste sul lago di Ginevra ad infilzare fauna ittica, Mrs Mary?
-Perché no, signor Polidori, potrebbe essere motivo di ispirazione!
-Già, Mrs Mary. Vi devo confessare che quelle bocche trapassate dagli ami e rigettanti sangue mi danno brividi di fecondità creativa.
-E quindi?- domanda Byron che sembra interessato alle sorprese dell’amico italiano - che cosa vi ispirerebbero?
-Mah, non so, vediamo. Il sangue che si perde è la linfa, la vita che finisce ma poi ricomincia.
-Beh, la vita del povero pesce preso all’amo finisce e basta- osserva Percy.
-Sì, però il sangue è vita. Pensate agli indù che si cibano del sangue vaccino. E credono nella reincarnazione. Nei Balcani e non solo si raccontano leggende in cui ci sono creature che vivono del sangue di altre.
- Voi state attraversando una sfera che rimanda al soprannaturale, mio caro amico- interviene Byron- e io vorrei proporvi, durante questo nostro soggiorno, di realizzare un racconto, un’ opera, che abbia per oggetto proprio il soprannaturale.
I commensali si scambiano un’occhiata ma Mrs Mary non sembra stupirsi.
-Questa è una sfida alla fede nella scienza- afferma pronta.
-Voi ne avete?- chiede Polidori.
-Sì, ma solo in parte.- rimarca la Shelley- e, in quanto all’opera che Lord Byron ci indica, io avrei un’idea che coltivo da quando ho fatto un sogno.
-Illuminateci, mia cara filosofa, illuminateci- incalza Polidori.
-Oh, John, mi fa piacere che vogliate associarmi a mia madre. Sebbene io voglia mantenere un certo riserbo circa l’eventualità di produrre uno scritto, ho deciso di aprirmi con tutti voi per avere un vostro parere sulla validità delle mie idee.
Percy si è girato verso la moglie e la guarda come se la vedesse per la prima volta.
-Mia cara, che cosa hai sognato e che cosa hai pensato?
-Ho sognato una creatura costruita dall’uomo. E ho pensato che il mio personaggio dovrà essere uno scienziato. Il quale, utilizzando dei cadaveri mantenuti intatti nel ghiaccio, crea in laboratorio la sua creatura alla quale infonde il soffio vitale.
- Ma come si può dar vita a un cadavere?- domanda Polidori.
-Riattivando la circolazione sanguigna attraverso un sofisticato sistema di innesti-
-Continuate, Mrs Mary, ve ne prego- incita Lord Byron.
-Una volta che la sua creatura prende corpo e vita, però, lo scienziato non si dimostra contento della sua creazione e vuole sopprimere la sua creatura. La quale fugge, fugge nel bosco.
- E chi incontra nel bosco?- domanda di getto Polidori.
- Nel bosco trova dei libri. Tre per l’esattezza, tra cui “Il paradiso perduto” di Milton in cui ci sono molti riferimenti alla Divina Commedia.
-Dunque all’oltretomba hai pensato Mary? – le domanda Percy.
-Sì, per fare riferimento a Lucifero che si rispecchia nello scienziato. Comunque i libri rappresentano la cultura, cioè il mezzo che serve a nobilitare e rendere meno rozzo il mostro.
-E allora, come si comporta il mostro dopo aver letto i libri?- Byron sembra molto coinvolto.
-Chiede al suo creatore di dargli una compagna. Lo scienziato si mette all’opera, ma poi la sopprime perché si accorge che non è venuta come avrebbe voluto.
-E allora che cosa fa il mostro?
- Per vendetta, uccide la fidanzata dello scienziato.
-Mia cara –sospira Percy- io credo di aver trovato tutta la simbologia che hai in mente.
-E qual è? – chiede Byron.
-Beh, innanzitutto, - risponde Percy- la solitudine della creatura che si sente emarginata, poi la paternità negata alla creatura da parte del creatore che la rifiuta; quindi il tentativo di eguagliare Dio, perciò c’è la superbia dello scienziato equiparabile a quella di Satana; infine…
-No, adesso lascia che sia Mary a concludere- invita Polidori.
-Infine –dice Mary- c’è la sperimentazione tecnologica da parte dell’uomo che vuole modificare la natura.
Subentra un momento di silenzio. Tutti sembrano colpiti.
-Ma non ci avete detto, Mary, come si chiama il mostro- chiede ancora Polidori.
-Non ve l’ho detto perché il mostro non ha nome. Solo lo scienziato lo ha e sarà lo scienziato a essere considerato il mostro. Il suo nome è Frankenstein.


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