Pubblicato il 29/10/2021 18:06:36
IL RICHIAMO
Mi alzo un po’ stordita. Il tinnito continua a permearmi l’interno della testa. Il medico mi ha sottoposto alla manovra per riposizionare gli otoliti. -Mi raccomando, non dorma sul fianco sinistro e intanto segua questa cura. Mi sento un po’ meglio nel complesso, ma devo evitare i movimenti bruschi del capo. Intanto soppeso la mia realtà: mia madre mi chiamerà a breve per qualche bisogno. Mi attende una trafila di spostamenti, tramite mezzi e questo mi rende leggermente ansiosa. Inoltre, penso con disappunto che la casa editrice cui ho inviato il mio manoscritto non dà risposta. Come al solito, rinnovo la convinzione che l’abilità narrativa di altri è senz’ombra di dubbio superiore alla mia. Ma, in realtà, ciò che mi amareggia di più è il silenzio delle persone che conosco. Pensavo che scrivere di qualcosa fosse un modo per favorire i contatti, ma devo constatare che gli altri non raccolgono le mie sollecitazioni. Ammutoliscono senza che io capisca se la causa è imputabile all’assenza di gradimento, o all’assenza di interesse. Forse entrambe le cose. Fatto sta che i giorni scorrono uguali e senza visite e infine accade che l’unico momento capace di suggellare un incontro diventa l’annuncio di un funerale. La vita di qualche genitore nella cerchia delle amicizie giunge a compimento e ciò rappresenta l’unico stimolo che fa uscire le sagome dalla nebbia del Bisenzio, rendendole persone proiettate per qualche ora nella luce del giorno. La morte con la sua definitività, con la sua cesura irreversibile, è l’unico sprone per riattivare la vita, per ritrovare quel senso di appartenenza, di testimonianza e di riconoscimento che ne sono espressione. La morte costituisce il richiamo più forte, il richiamo insostituibile alla presa di coscienza. E allora quei passi lungo le navate, quegli scalpiccii sul sagrato carichi di scosse e turbamenti, quella processione mesta, quelle mani strette, pur nella loro insopportabile malinconia, assumono un valore salvifico tale da stimolare la profondità del desiderio.
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