Il mio nome è Adelasia del Vasto: sono nata in una terra di colline aspre e selvatiche ed ero poco più che una bambina quando affrontai il viaggio che cambiò la mia vita.
Era l’alba quando mi imbarcai sulla nave che mi avrebbe portata in Sicilia.
Venivo da un paese freddo e nebbioso e portavo, nelle casse della dote, abiti di panno pesante che non avrei mai messo.
La navigazione durò un’eternità, pativo la nausea e niente riusciva a confortarmi.
La paura era una presenza costante: in ogni caso per me non ci sarebbe stato ritorno. Sopravvissi e giunta a destinazione venni preparata per la cerimonia per la quale ero partita.
Le mie nozze si svolsero in pompa magna nel 1087: quando lo sposai, il conte Ruggero era un vecchio di 50 anni, mentre io, la sua terza moglie, ne avevo solo 13.
Il conte, mio marito, era normanno, parlava una lingua dove parole straniere si mischiavano ad altre a me note. Questo non costituiva un problema: ero la sua terza moglie, una fanciulla con solo una funzione decorativa, non aveva bisogno di parlarmi per soddisfare le sue voglie.
Il nostro matrimonio durò poco più di dieci anni: lui morì dopo una breve agonia, immerso nei miasmi che esalavano dal suo corpo e con il volto deformato dalla malattia. Gli estremi onori resi al defunto furono così fastosi che saranno ricordati nei secoli a venire.
La lotta per la successione fu cruenta e mi vide in prima linea: ero cresciuta e, nonostante fossi femmina, avevo studiato e amavo questa terra in cui erano nati i miei figli. Mi opposi a chi puntava al potere e assunsi io la reggenza, governando con passione in attesa che gli eredi crescessero. Le rivolte divamparono e furono aspre, ma io mi opposi con fierezza.
La mia responsabilità era immensa, evento inaudito per una donna. Finalmente libera di dimostrare il mio valore, i siciliani capirono che non ero solo la moglie infante venuta da lontano, ma una giovane vedova risoluta e piena di ingegno. È grazie a me che Palermo è divenuta la capitale del regno, arricchendosi dello splendore che anche le generazioni future potranno ammirare.
Quante cose feci in un decennio! Il destino è stato generoso con me, ho avuto la possibilità di governare con passione per questo paese che ha potuto prosperare durante la mia reggenza.
Ho dovuto lascia il potere a mio figlio Ruggero quando è diventato maggiorenne, ma ho curato con attenzione la sua educazione e mi aspetto grandi cose da lui. È un bel giovane, ha potuto dedicarsi agli studi e non alla guerra come avrebbe fatto con suo padre, e spero che il suo sarà un regno dove popoli di culture e religioni diverse potranno convivere in pace, in una terra ricca e ospitale.
Adesso sto per iniziare un altro viaggio che mi porterà in Terra Santa, per diventare regina di Gerusalemme. La mia dote è stata caricata un’altra volta su una nave e sto per salutare questa terra soleggiata e ricca di aromi, che è stata la mia patria per molti anni.
Lascio una Palermo dove la fede cristiana ha molti seguaci, il latino risuona tra le volte delle chiese, ma, allo stesso tempo, gli arabi e gli altri stranieri sono rispettati.
Lo so, sono solo una donna, ma spero che i siciliani si ricordino di Adelasia del Vasto, non solo per il suo fascino ma anche per la sua saggezza.
Se ho rimpianti? Non conosco la parola, ho sempre cercato di vivere al meglio delle mie possibilità.
AA.VV., Di nuovo in viaggio, concorso nazionale “Fuori dal cassetto”, 2021 Associazione culturale Testi &testi
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