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La flatulenza di Buzzi di Racalmuzzi

di Bruno Corino
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Pubblicato il 31/01/2022 19:30:52

Buzzi di Racalmuzzi, scroccone nato senza ‘nu pudore, convinto assertore della galenica medicale de li quattr’umori, bile nera flegma o catarro, sangue e bile gialla, ottima dottrina concepita da più di duemila anni or sono e tramandata ai posteri in magnifici geroglifici, conservati intra alla dispensetta de li libri antichi e rari manoscritti, che sapea mescere in giusta corresponsione il micro e  macro cosmico, e combinare assieme in tante proporzioni i quattro elementi naturali, aria terra fuoco e acqua, da le quali parea che discendea l’equilibrio che tiene sano il corpo, se quel dì era d’umore tetro la cagione era da cercasse nell’eccesso d’umiditate condensata nell’aria che facea sobbalzare l’atrabile oltre la misura predisponendo il corpo del Buzzi alla flatulenza e all’acidità de stomaco, dandogli un gran fastidio poiché esso risonava come un tamburo o rombo d’un cannone, ratapum pum pum, e non c’era verso de calmarlo, e apperciò se sentiva in corpo tanta polvere da sparo d’assaltare ‘n’intera caserma militare, proprio oggi ragionava seco il dotto professore mentre decifrava la scrittura de lo abile Galeno gli dovette assuccedere sta’ grande combustione, oggi che dovea arrecarsi in consiglio comunale a perorar la causa d’una delibera atta a rendere edificabili taluni terreni demaniali, che con uno bello stratagemma ingegnato apposta dovea apportar alle private casse un congruo gruzzoletto, ma mentre leggeva sentiva ancora le cotiche di ieri come s’avessero messo gambe e ali e viaggiassero su e giù pigliando a ogni minuto/secondo la cabina ascensionale, ‘nu picciolo presentimento si facette a poco a poco strada intra alla coscienza di Buzzi di Racalmuzzi, forse aveva un pochettino esagerato a magna’ tutte quelle cotenne, ma la serata si prestava bene e si stava in bona compagnia, il vino sgorgava a garganella e si brindava all’affare che si stava conchiudendo in consiglio comunale, a Buzzi, che c’aveva messo tutto il suo acume per cambiar le carte in tavolo, era riconosciuto il merito e tutta l’allegra comitiva voleva compensarlo alla sua maniera rimpinzandolo come non mai dei piatti da lui deliziati e con qualche accorta bustarella fatta scivolar al momento giusto, quasi distrattamente e senza farci caso comme se fosse all’improvviso piovuta dal cielo in tasca della sua giacchetta tal ché tornando alla di lui magione si sarebbe detto toh!, e chista mo’ che n’è?, un piccolo pensiero de li amici miei, sicuramente, e per valutare quanto bene li volesse sta’ brava compagnia il Buzzi n’avrebbe soppesato con algebrica precisione la consistenza la forma e lo specifico spessore, come fosse uno scrupoloso alchimista d’altri tempi, giusto per evitare che ci fussero errori o confusioni, pecché se sape che fidarsi è bene ma diffidare è meglio, ma certo ora che c’aveva chist’antipatica flatulenza come faceva ad arrecarsi al nobile convegno ad incartar le menti de li presenti?, e quindi abbisognava d’un rimedio urgente, poiché alla fine Galeno o non Galeno si capiva bene che la mescolanza degli umori non c’entrava niente ma ch’era soltanto quistione d’ingurgitar la solita tisana che gl’avrebbe messa a posto tutto lo digeribile apparato tirando dagl’intestini i succhi gastrici e tutte le altre scorie, facendo alfin tornar all’allampanato Buzzi di Racalmuzzi tutto il suo spirito sereno.


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