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Tamerisco IX seconda parte

di Salvatore Solinas
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Pubblicato il 21/05/2022 17:32:21

IX

 

Adelina tra lo spirito e la materia

 

“Secondo te, dove finisce la materia e incomincia lo spirito?” Alla mia espressione ottusamente assente Adelina continuava: “Secondo te, un bacio è un atto carnale o spirituale?” 

“Non saprei, dipende”

“E un brano della Bibbia, la Genesi per esempio, oppure Dante, dobbiamo considerarlo spirituale o materiale, carnale.” 

“Dove vuoi arrivare?” cominciavo a spazientirmi.

“Voglio dire che non è facile come sembra dividere la materia dallo spirito: quello che appartiene propriamente allo spirito e quello che è della materia, della carne. Spesso noi scambiamo per spirituale ciò che non è altro che il frutto dell’intelletto. Oppure gli attribuiamo una spiritualità solo perché ci commuove. Anzi solitamente diciamo che tutto quello che ci rende tristi, che ci fa soffrire è spirituale, e ciò che ci fa godere, che ci rende allegri e felici è della carne, della materia!”

“ Tu cosa ne pensi: il nostro amore appartiene allo spirito o alla carne?” domandai

“ Dipende: quando ci fa godere, appartiene alla carne, quando ci rattrista, allo spirito” Rispose con un’incantevole espressione di finta ingenuità.

“ Per la verità appartiene assai poco alla carne!” aggiunse. Proprio ora che la discussione cominciava ad interessarmi, Adelina la buttava in scherzo ed io, che amavo vederla spensierata e allegra, non osavo insistere. Per un momento mi era parsa giunta l’ora di rivelare il progetto di unire l’anima e il corpo nel rapporto sessuale, idea che aveva dato qualche risultato, in verità effimero, nei giorni passati. Non sapevo bene da dove cominciare e Adelina, quando mi vedeva interessato e coinvolto, guizzava via come una lucertolina, sempre pronta a ripararsi nella fessura del muro delle sue difese. D'altronde sarebbe stato necessario dare una definizione di anima, e per definire l’anima era d’obbligo parlare di Dio e non avevo voglia di imbarcarmi in quelle infinite, inutili discussioni  sull’esistenza di Dio che avevano riempito le uggiose sere da studente liceale. In vero non sono ateo, ma un Dio che non si può conoscere, che non si può vedere né sentire, non m’interessa. Non vedo come potrebbe interessarmi, anche se esistesse. Credo che se gli Antichi concepirono gli Dei chiusi nelle loro dimore, indifferenti alle umane disavventure, oggi l’uomo moderno o postmoderno, chiuso nel proprio Olimpo di frenetiche occupazioni, è completamente indifferente alla sorte degli Dei. Era notte fonda quando lasciammo l’albergo. La strada era deserta, eppure avevamo la sensazione di essere spiati. L’umidità calda e densa della sera faceva farfugliare i pochi lampioni che spandevano per terra una luce incerta. Uno di essi improvvisamente si spense lasciando un lungo tratto di marciapiede al buio. Adelina, che mi aveva preso a braccetto, mi serrò fortemente il braccio ed io per rassicurarla mi misi a canticchiare.

Da quella sera riprendemmo i nostri incontri nel mio appartamento.


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