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di Cosimina Viscido
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Pubblicato il 13/10/2010 15:09:57

Era un continuo giochi di sguardi e di intese, di assenze e di silenzi. Mi divertivo a darmi e a ritrarmi, ad immergermi nel suo sguardo per poi negargli i miei occhi...volevo farlo indispettire.
Il mio estro, il mio ego artistico, rifiutavano la banalità delle accondiscendenze, il patteggiare con una personalità così “quadrata”. Dovevo esasperarlo, dovevo far emergere dalla sua anima il suo lato più carnale e primitivo...volevo essere la sua preda, volevo farlo divenire pura essenza animalesca...
E mentre continuavo a farlo indispettire, a privarlo della certezza di ciò che sarebbe stato sapevo che presto sarei stata sua e più la mia consapevolezza cresceva più aumentava anche la cattiveria nel sottrarmi allo spazio che lui stava creando per noi.
Di li a poco mi avrebbe posseduta tanto fino a rendermi sua schiava e sua geisha.

...Il solo assaporare il suo respiro mi fece perdere ogni decenza. Sentivo il suo fiato sul collo ed io ero pronta ad essere la sua fiera...mentre le sue mani affondavano prepotenti nella mia carne io affondavo sempre di più nella profondità della sua anima.
Ero il nulla, nelle sue mani,tra le sue braccia, immersa nel suo odore...riusciva ad amalgamarmi e distruggermi...ora a volermi donna e ora bambina, ora amante e ora moglie...bastava solo che lui lo volesse, semplicemente il suo desiderio ed io ero tutto ciò che poteva estasiarlo, lo avrei fatto affondare nella mia passionalità, inebriato dalla mia femminilità...

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