Nel '92 avevo solo sei anni.
Le bombe di Capaci
e Via d'Amelio nemmeno
sfiorarono l'ingenuità
della mia infanzia.
Più volte poi ho rivisto
le immagini delle auto sventrate
del terriccio che prende
il posto dell'asfalto
delle case ammaccate
fino quasi a percepire il botto
e il sussulto della terra.
Non voglio vedere
l'attacco alle Istituzioni
la guerra allo Stato.
Io me ne frego delle
Istituzioni e dello Stato.
Non voglio vedere
la bestialità della mafia
l'istinto omicida della
criminalità organizzata
perché me ne frego
della mafia e della
criminalità organizzata.
Me ne frego del terzo livello
e della contiguità
dei servizi deviati
e della trattativa.
Me ne frego dei
"professionisti dell'antimafia".
Io piango la morte di
Paolo e Giovanni.
E di Francesca di Vincenzo
di Antonio di Vito.
Di Emanuela di Claudio
di Walter Eddie.
Di Agostino e di Rocco.
Io piango la nuda pelle
rivestita da toghe e divise
che non guardo nemmeno.
Me ne frego dei tricolori
che avvolgono le bare
me ne frego pure delle bare
solo dei corpi ho bisogno.
Ho bisogno delle ossa
e della carne.
Ho bisogno ora
in questo momento
di un paterno rimprovero
di Paolo Borsellino
di un abbraccio fraterno
di Vito Schifani
di un affettuoso bacio
di Emanuela Loi.
Di questo ho bisogno
ed è per questo che piango.
Io piango e celebro la morte.
Affinché la vita si schiuda.
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