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Stazioni per Virginia

di Maria Teresa Schiavino
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Pubblicato il 08/08/2014 19:24:51

 

 

Stazioni per Virginia

 

 

At Angel Station un vento

 selvaggiamente soffia, 

trascina gli Angeli e gli autobus rossi

verso il cielo grigio fumo…

 

 

Fiumi di tempo scorrono

nel mio quaderno segreto

come  nei  Virginia’s lost gardens

(l’erba si è fatta più gialla, più antica, come i profumi dei fiori

e le voci degli uccelli)

 

Fiumi e fiumi di macchine

Concerti di rumori....

Chissà se tali rumori influenzeranno

La lingua degli uccelli?

 

 

Il pellegrinaggio degli abitanti

fantastici dei tuoi romanzi

Non ha fine.

 

Io sono qui

 

guardando con i miei occhi i tuoi luoghi

ascoltando voci

Seguendo brezze ….

 L’aria è piena di odori 

confusi con l’odore della pioggia

 

 

All’angolo di Bloomsbury’s

Rachel

nel suo vestito più bello

distribuisce volantini

con storie d’amore mai scritte.

 

Provare l’ebbrezza degli angeli nel volo

                                                                andare sempre più in alto, dove si vede

La bruma incendiata dal sole…

 

Tu eri così sola.

 

(Missis Dalloway sale nel cielo col

vestito gonfio di vento, un ombrello aperto nella mano destra, l’altra alzata

a reggersi il cappellino…)

 

Chi reggerà il peso delle voci

che affollano il tuo silenzio?

 

 

Come quelle di un angelo improvvido

le tue ali si sono rotte in volo.

 

(La città non si acquieta)

 

Nel rombare del fiume

Si nasconde il segreto.

 

Tre pietre.

Nelle tasche di una giacca grigia.

Nel mattino di un giorno grigio.

In quale fiume ti sei nascosta?

L’acqua ti separa da te stessa.

 

A Time Square, stamattina

ogni orologio segna la propria ora, come è giusto,

ed una giovane donna, invisibile, disegna

una spirale di sabbia nel vento.

 

Ho pianto come un salice, e le mie lacrime

Si sono perse  nell’acqua del Serpentine.

 e poi

abbiamo riso a dirotto, con un bambino

folletto, incontrato per caso

nella piazza del Tempo.

 

Ci sarà un luogo

Per tutte le parole?

forse, Virginia, tu hai scelto

il fiume, perché l’acqua

risuona come il mormorio

di  voci amate e lontane

dietro porte sbarrate

Che non potevi aprire.  

Come il brusio i sussurri

i gridi le risate

di sconosciuti passanti

lungo Oxford Upper Street.

 

 

Forse anche tu ti sei chiesta

il perché di tante parole  - il destino

dei fiumi di parole sgorgate dalle labbra

e dalle dita – un destino troppo breve a confronto

della capacità di trasformazione della materia, della minima permanenza

della materia in uno stesso stato.*

 

Che ne sarà delle parole –  condividono

Lo stato di materia solo perché parole, o solo

Per ciò che le rende visibili – la carta, un po’ d’inchiostro…

diventeranno un giorno

che cosa?

 

Regent’s. Un altro fiumiciattolo

Nel silenzio dell’erba.

Un’anatra detta legge

Alla comunità della sua specie.

 

Nostalgia sottile di nulla

In questa giornata che minaccia pioggia             (qui è tutto ciò che amo)

aironi cinerini

e nessun desiderio di casa.

 

Perdersi nella pioggia.

Parole, lacrime, pioggia.

Fiumi inseguono fiumi che inseguono fiumi

di acque, di suoni, di cose.

Gorgoglii, chiacchiericci, fragori.

ruscelli, passanti, motori

Mormorii e sussurri e gridi

E sgorgare di acque e parole 

e suoni traboccanti dal mondo

come latte che bolle

(il profumo del pane tostato, al mattino,

sotto il cielo grigio fumo…)

 

 

 Mildenhall road, la sera.

E’ silente ed asciutta.

Niente più acqua nei rigagnoli

ai lati delle strade, e neppure

sulla cupola di pietra della chiesa di St Mary.

Siedo sul muretto di cinta

Accanto a un cespuglio di rose.

 

Il sole ed il vento hanno tutto asciugato.

Lacrime, pioggia, brina.

E sulle rose serali aleggia un profumo

che è l’essenza di tutte

le rose del tempo, di tutte le rose di cui

abbiamo sentito il profumo,

Virginia ed io, ognuna

Accanto a cespugli diversi.

E Virginia anche lei respira

questo stesso profumo e sorride.

 

Londra, Luglio 2005



* infatti qualcosa nel movimento continuo delle stelle esplode un mattino gli uomini nel loro continuo errare ne ripropongono il moto perenne la distruzione del cosmo per un nuovo più potente caos ed allora scrivere delle parole – creare mondi – e d’un tratto tutto è lacerato non più silenzioso,  morto e le parole inutile cenere dei giorni si posano su macerie inerti

Ma Virginia non vede tutto questo,  ha raccolto tre pietre tanto tempo fa sotto un cielo smokey orange e si è stesa nelle fresche pieghe del fiume è lì che ne ascolta la voce

À jamais


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