Ci stiamo abituando a questo luogo.
Per nulla l’oscillare ci stupisce
dalla luce alla notte come il mare
né la malastagione né lo strazio della terra
per lo sbadiglio delle sue viscere.
Ci stiamo abituando a noi stessi
alle nostre veglie ai nostri sonni
al biasimato chiacchiericcio
al dolore di testa come alla zoppìa.
Né il muro ormai più c’infastidisce
che dell’orizzonte sbarra il cammino
e da questa corte stipata di sguardi
vedere al di là proibisce.
(da: Vocianti - 2010)
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