Basta con questa rabbia cocciuta
da scimmie, proviamoci
anche se siamo abbastanza certi
di fallire.
In fondo non ci è riuscito mai
di diventare noi stessi
né di capirci per bene, se non
per i cunicoli degli occhi
e i tocchi delle mani: più svelti
loro, senza indugi, abili
a riconoscere le forme
senza pensarle; si capiscono
in fretta, senza le sillabe amorfe
e brulle
che ci intasano il tempo.
Tempo perso quello di fuga,
il lasciar stare perché «Domani -
forse - sarà passato».
Non so se ci perdoneremo
questa miopia viscida
e mentirosa, se giocheremo ancora
a "Torto e ragione": siamo assediati intanto
da un nemico comune, che feroce come pochi
chiuderà il sipario, un giorno o l’altro.
Non abbiamo tutto il tempo del mondo,
perciò faremo così: ci racconteremo che
abbiamo fatto bene,
che non c’era poi tanto da dire,
che ci avevamo visto male,
che di amori ce ne sono mille altri.
Buonanotte, dunque,
a noi che si nega
che si è fatto buio: sogneremo di stringere
redini vive, ma saranno le nostre
abbozzate discolpe.
Ci sono stati, sai, altri Alessandro,
altri Napoleone, e prima ancora
altri Socrate e Cicerone;
ci sono stati altri pianeta Terra, altri
noi stessi.
Ma l’universo inghiotte tutto
nella sua forma strana, e la vita
riconduce a polvere, e nella polvere
puoi scorgere
l’acqua antica, e due
che fecero finta di niente,
proprio come noi.
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