Pubblicato il 26/03/2010 01:32:23
“Canto il riso rubato a due amanti, l’intesa di uno sguardo, il fiore celebrato dalla luna nelle note di un piano. Canto l’umiltà, di un padre che va a lavoro, un rosario recitato al buio, la penna che scrive in silenzio, un sasso immobile nel vento. Canto la semplicità del mare, il suo divenire metafora di tanti versi. Canto la tristezza della noia la sua mano zelante nell’accompagnare momenti di vita non vissuta. Canto la notte, il suo volto oscuro, la sua magia a rendere visibile la cupa realtà. Canto l’impercettibile, il caso, la foglia caduta dal ramo, la nuvola intravista da un vetro il passo rumoroso di un tacco. Canto gli occhi di mia madre, il fiore donato a una donna, il silenzio che anticipa la parola.
Canto me stesso, naufrago perfetto in queste illusioni chiamate emozioni.
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