dimmi di quella volta che le altezze
erano una somma di gambe rare
e il mare un luogo
dove appendere tutte le onde
dimmi di quel cielo da scambiare
con gli uccelli o della vecchia strada
correndo intorno a gonne senza rossetto
e raccontami della vita appena dopo gli occhi,
di quel delirio chiamato età
troppo lontano da legare ancora al petto
cercami in questa resa a denti stretti,
con questo graffio di sete
che ancora mi confonde ad ogni battito di finestra
trovami nella pioggia
quando mi assale deserto,
per queste trovate usate a sorriso
senza nessuna festa
e dammi un po’ di voce in lode al fiato
per chiedere nient’altro
che venga in fiore tutto quel tempo
magari dentro un’impronta
per quando sarò aria e vento di tetti
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