Quando ti svegli nella notte e ti avvicini, fragorosa, al batter dei miei tasti
chissà se è me che cerchi, chissà se è me che trovi,
col comportamento di una scimmia allo specchio, la scienza afferma ogni tua inconsapevolezza
e non ricusa, nell’homo sapiens, la stessa consapevolezza con l’esperimento della televisione,
mass-media, esiste chi vive o vive chi esiste auto-identificandosi dentro a un video,
mass-media, la somma dei valori numerici delle masse cerebrali, fratta del loro numero.
Quando guaisci, piangi? O è solamente una danza indeterminata di interazioni neurali
a muoverti, muscoli, sentimenti, sogni? Quando dormi, sogni?
Mi scopro, a volte, a interrogarmi sulla nostra reciprocità:
sentiamo un amore senza condizioni, una resa incondizionata, vicendevole,
e tu sbadigli, disinteressandoti d’ogni feedback, forse soddisfatta
dall’immediatezza di una carezza, dall’autenticità di un sorriso o di uno scodinzolio.
Quando non ci siamo, soffri? O è soltanto l’ipostatizzazione di una nostra mancanza,
a muoverci muscoli, sentimenti, sogni? Quando ci studi, con il tuo naso indagatore da cerbiatto,
rifletti o agisci d’impulso? Esisti, o non esisti? Esisto, o non esisto?
Perché se non esisti, mio amore innocente, rifiuto d’esistere anch’io,
e se rifiuto d’esistere, rinuncia ad esistere il mondo stesso.
Sei la Tenochtitlan dell’ontologia, nata come fico d'India alla base della roccia,
ritrovata – nessuno ti avrebbe mai coperta- da Álvar Núñez Cabeza de Vaca,
sei stata saccheggiata dai conquistadores corsari della logica di Port-Royal
e ridotta, da animali senz’anima, a oggetto inanimato del binomio schiavo / padrone,
senza aver mai considerato che cambi le nostre vite più di Marx e della sua inutile rivoluzione.
[inedito, 2018]
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