Pubblicato il 07/12/2018 22:06:45
L’ODE DELL’ALTRO MONDO
Nei mesti canti natalizi , lasciarsi andare in appaganti sogni per viaggi luminosi verso nuove speranze . Figlie di molte esperienze in mezzo ad una strada , dormendo sotto un ponte con in testa un idea fissa di libertà. Sotto un cielo straniero nella lasciva sorte sulle note di un canto africano che giunge da lontano porta seco l’odore di una terra negletta , di una vita infame in uno sperduto villaggio dello Zimbabwe . Nella legge morale che è in noi esulta infiamma l’animo e la mente ti fa ripercorre a ritroso il senso di essere sulla scia di una canzone di natale . Mesto canto che s’eleva all’alba , sbucando da un sacco a pelo sporco , pieno di cimice ballerine . Disordinato in vari discorsi , dove abbiamo compreso cosa essere sulla fermata dell’autobus , nella sorte che ci fatto incontrare su un treno che non farà mai più ritorno.
Un nuovo viaggio e siamo ingabbiati dentro un meccanismo dentro un dubbio senza un paio di scarpe nuove , senza un nuovo pantalone senza lacrime. Come un verme della terra strisciare poi diventare un leone , un toro , un astro del cielo in mezzo alle stelle cantare la pia canzone mista di rabbia. Andare sopra antiche rotaie in quel dubbio amletico in mezzo alla sorte nel bel mezzo di un freddo inverno. Ordinerai tutte le tue idee sarai l’artefice del tuo destino figlio di questa terra straniera in questa terra che ha visto morire tuo padre e tua madre ove hai creduto di giungere in una nuova rinascita.
Tutto così strano tutto da rifare senza alcuna importanza mieterai l’erba dai campi incolti , spaccherai la brulla zolla ed il ragno briccone farà finta di tessere una tela per te mosca ignara del suo incubo. In un altro sogno sullazzero e screanzato ubriaco alle prime luci del giorno. Tutto scorre nel bel dì con essa il male che anima l’animo. Tutto ci porterà dove abbiamo iniziato nell’essere un principio una fine . Sentirsi soli in queste sere di dicembre danzare tra le stelle o sotto un ponte , dormire sotto una gonna , ammirare il panorama poi morire lentamente dopo aver bevuto il sacro calice della giovinezza. Ebrezze sefardite miezzo fatto dimendicando . Oltre andato poi mai più ritornare da dove si è partiti con tutto il male patito .
Ed il resto del mondo non conosce il tuo nome non conosce il tuo viso e la sorte ti ha tradito prima di divenire nero a metà. Nero oltre ogni limite oltre l’intendere il tradurre il dire che deduce poi piscia dentro un fosso con tutte le sue illusioni e non ci sono scusanti la morte non paga il prezzo promesso. Ci sarà sempre qualcuno ad attenderti , qualcuno che ti ama si ferma a guardarti correre verso un nuovo traguardo, verso quello che hai seminato. E la città cadrà ed i dannati salteranno il fossato , entreranno con lance e forconi con in mano spade d’acciaio, uccideranno chiunque s’oppone , uccideranno se stessi e la speranza di poter vivere in pace. Questo il prezzo , questo il senso , chi si presenta allo sportello si riprende l’idea originale.
Mi chiederai se ho commesso errori , sono stato cosi a lungo dentro un fosso insieme ad un morto, ho parlato con lui ed egli mi ha raccontato la sua misera vita .
Mi hai lasciato con l’amaro in bocca , sopra una cavalcavia in attesa di un cliente.
Mi narrerai del tuo nome ? Mi farai vedere di che pasta sei fatto.
Ahimè ho perso il treno delle sette.
Hai messo la maglia all’incontrario , non hai ancora messo il cappello di lana quello che ti ho comprato a natale ?
Credo che mi ritiro di nuovo dentro un idea di solitudine.
Faresti meglio ad uscire da questo dilemma.
Ho ripreso a sognare, sono andata oltre nel tempo, mi sono spogliata delle mie afflizioni ho dormito , ho urlato contro il cielo poi ho cavalcato un cavallo alato ed ho volato sopra una città presepe cosi ho partorito una nuova idea.
Hai lasciato chiuso il mio gatto nell’armadio? Quando capirai che essere giusto è essere se stessi . Come sarebbe bello mietere glorie da un amore insignificante.
Non tentare la sorte . La vergogna scorre mista al sangue degli eroi
Dentro questo strano dialogo con angeli e demoni , dentro questo discorso frutto di un mistero picaresco , dentro la bocca del leone fuggiasco nella ragione fatale . In altre storie perduto in un alito di vento vedo la fine , vedo cadere angeli e demoni e mi sembra tutto bello anche se la miseria ed il ricordo ritorna nell’ode decantata. Canto come un orbo vagabondo, nell’amore della donzella che si aggiusta le calze rotte in una tenera carezza. Nel tempo trascorso in questo e quello ch’eravamo , come prima di essere salito su questo treno, per andare esule nel canto dall’altra parte del mondo.
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