Pubblicato il 15/01/2020 00:10:28
Dal cielo della gola il leone urla la rabbia della reclusione e sputa luce di stelle dolenti che schiumano onde luminose ad indicare la strada a cani in calore.
Non lacrima pianto la pietra della carne e ogni smorfia non distorce la resa al destino, il cuore è una piccola pieve di voci e lui ne conosce le arterie ancora vivaci.
Dieci sono i giorni che numerano le mani, le stesse dita che giocarono coi genitali in ghirigori d'inchiostro femminili. Ora la quiete forza il tormento della pelle nelle ore di un oggi senza più orizzonti che spostino in avanti la linea dell'esilio oltre le pagine ancora vergini del tempo.
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