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Pubblicato il 01/06/2020 10:40:41
Faccio versi tra una pisciata e l'altra non volermene, il corpo tormenta fin dai primi vagiti, tra peni e vagine fino al bordo dell'antico pitale che nel frattempo ha cambiato il suo nome.
No, più non canto e le mani non hanno la resa d'un tempo, tese, mostrano l'affiorare in superficie del grigioverde delle vene; ma scrivo i miei schizzi su fogli di luce, coltivo poesia, tra il senso morale del bello e lo stordimento dei sensi. Un giorno mi vedrai indossare le scarpe di Antonio e sulla riva del fiume rifare tale e quale la baracca di Valentino. Seguo l'Armando, un poeta dell'oggi e dei senzatempo, quelli alla Ezio, innamorati persi di un'alterità, chiaro bagliore nel culo del mondo.
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