Apparteniamo ai greti
dei ruscelli più lieti.
Conosciamo il limbo del fiume
più acceso delle praterie fiorite.
Viviamo in un solo zampillio,
apparteniamo al porto più felice.
Lontani i fiori avvizziti delle vacanze altrui
avanza appena un’ombra di paesaggio,
si eclissano le strettoie della libertà-
portone che si dischiuderà con un chiavistello.
Speranza ci logorava
in una città impastata di carne e miseria.
Caleranno nel vermiglio crepuscolo
sul tuo volto le palpebre del sole-
sipario dolce come la tua pelle
dagli aromi di velluto
nella salubre vegetazione di boschi e uccelli,
diafana più delle lame di luce dell’alba.
Saranno i nostri baci, le carezze
a misura di noi stessi,
più oltre tutto è macerie.
La nostra gioventù si denuda e sogna,
l’erba s’arriccia in sordina
su strati innocenti di terriccio.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Marco Galvagni, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.