La foresta è in fiamme,
diventa abbaglio infuocato
in una notte con un profumo di pioggia-
nessuno sorride nella catarsi,
io sortisco nella solitudine
conservando il suo sguardo, i suoi occhi di perla.
Testa cocciuta, prigioniera
sempre più umile il suo diniego
penetrato in me
(cristallo o quarzo variegati
scintilleranno nella luce d’alba
rugiada d’ogni nostro pensiero).
Per la via dei mille estremi
spazzerò le pietre dal tuo incedere,
senza il talismano
(prezioso ed antico monile) che rivela
i tuoi sorrisi inconsapevoli alla folla
ma la mia pelle non ha tue lacrime.
I monsoni di primavera le balenano il guizzo
d’esser posseduta da braccia altrui-
pianta maggiore coinvolta nel gioco,
trama vegetale a travaglio d’amore.
Ah trapunta estrema della volta stellata
scossa da un uragano che frantuma steli di luce.
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