Molti sono i sapori non più tali
perchè adesso al palato alieni, come
gli odori un tempo di casa all’olfatto
… e che non hanno più da essere, insinua
gracchiando corvo. Ch’io già non rammenti
nemmeno quello del tuo corpo, insiste:
sapore che ho perso oltre ogni limite
lo dà. Ignaro che, pur se infinito
ci provai a delimitarlo con baci.
Eh si che tanto prezioso mi è ognora
l’odore del tuo sesso sulle dita:
da lì giunge ancora ingenuo alle nari.
E non dica che è perché si cincischia
nel tramonto, in cui null’altro si aspetta
che astro si abbassi per prenderci a bordo
(arca di un giorno dalle molte vite
solitarie a filo di mezze lune)
che in bocca non abbia più il gusto di te.
E’ che ora ci siamo solo io e la marea
che riva più non bagna con saliva
di un piacere che si è perso nel tempo.
Mi è più facile il punger di ginepri
argomento di un isolotto in Grecia,
acquattato non lontano da Creta:
più cappellette erano che abitanti.
Le vidi punteggiar fianchi scoscesi
in giù, fino quasi a picco sul mare
volte al vanire di odori e sapori
con monotonia acida salsedine
e versificare alto di gabbiani…
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