Il reddito di cittadinanza è un animale da bestiario,
si applica al barbone, alla casalinga e al milionario
al figlio, inintestato, del magistrato di Corte d’Assise
che abbia avuto la sollecita scaltrezza di cassarsi l’Isee.
Da Maggio tutti in fila fuori dall’ufficio di collocamento
milioni di italiani trafitti dalle solite manie di tesseramento
con le nuove Postepay del sussidio i maestri del «mi spezzo, ma non m’impiego»
avranno tre finte opportunità di lavoro cui presentar finto diniego
alpinista in Molise, bagnino in Val d’Aosta, immigrato a Riace,
tutti chinati a Novanta davanti a onnipotenti navigator in orbace.
Per essere beneficiati dal munifico sussidio da nullafacente
bisogna avere meno di 10.000€ sul conto corrente,
insomma, bisogna essere un rom, un barbone o un delinquente.
Chi ha una moglie che lavora, ahimé, deve correre alla Sacra Rota,
chi c’ha il babbo imprenditore, forza!, deve fare come il Trota
con le case intestate a terzi a Montecarlo e i rimborsi spese in nota.
Il reddito di cittadinanza è la solita furbata elettorale,
regalare soldi a Napoli, Cosenza, Palermo non hai mai fatto male,
e alla fine, tra finti divorzi, terzi intestati, stato di famiglia modificato
l’unico a rimaner truffato sarà chi è davvero disoccupato.
[inedito 2019]
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