Pubblicato il 23/01/2021 01:23:43
Avevamo ancora tra le contee – non più contese ormai – i carretti brilli di vendemmie coi grappoli andati a male mentre i tini rotolavano i cerchi tra i pendii e i tramonti sostavano gli occhi tra gli ulivi. Avevamo falci, imbalsamate tra la fuliggine dei camini e le mele avevano sangue dolce quando il pane attendeva all’alba il fattore che conducesse a casa. Avevamo fame ma fino a sera eravamo sazi avevamo sete ma le gole infioravano i canti. Avevamo l’ora gli orologi brucavano i polsi le Madonne si lasciavano toccare dai rosari delle perpetue e le bocche imbrattate dei vinai. Avevamo figli partiti per non mendicare e fogli imbrattati per non dimenticare. Avevamo noi un cero sull’altare – l’obolo per peccare – un letto per amare una tomba per riposare e una lapide per non voler andare via. Mai.
Da Collisione d'interni (2019)
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