IL SERVO E I PADRONI
Altri ti hanno non io che ti amo,
(questo che sento tu così lo chiami).
Né so per certo se quelli ti amino,
però tu accorri a ogni loro richiamo.
Sono amanti esigenti e geniali,
e instancabili e dolci e sapienti:
ti lasciano spossata fra i tormenti
di un piacere che ha vette siderali.
Però non oso essere geloso
ché non può il servo invidiare il padrone,
non lo permette la sua condizione
d’uomo da poco, succube e ossequioso.
Loro ti danno ciò che non so darti
e insieme a loro tu sei, sei te stessa,
e vera come sei vorrei baciarti
ma non mi azzardo ché potrei svegliarti
e strapparti a quel sogno in cui sei messa
non dalle mie ma dalle loro arti.
Riesco a spiare a volte i vostri amplessi,
quando il buio mi rende protervo
eppure il gioco colloso dei sessi
posso osservarlo soltanto da servo.
Ma certe notti te con quelli stessi,
il Sonno e il Corpo, vegliando preservo.
QuinconGioiaMar21
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