Può sembrare strano stare lì a caricare l'ora
ancora a girare la chiavetta nel segreto dell'orologio
a districarsi di soppiatto nel vecchio arnese art déco che ruggisce d'eterno
sull'impalcato. Ma forse è questo retaggio antico
d'introdursi nell'irrisolto del meccanismo cruento
che sta lì come in un nido al sicuro a covare dentro e lo vai a stanare
come un trofeo d'attaccare alla parete
lui che sta lì in disparte e scruta come un satrapo ottomano
come se con distacco reggesse il mondo, da oriente. Ma
ci tiene per il bavero e allora non ci resta
che sbirciare nell'atto
il problema irrisolto di noi abitatori d'occidente
impantanati sull'asse orizzontale, nei cruciverba tra lo Spazio e il Tempo.
E forse è questo
sadico e cruciale roteare nella piaga che non cicatrizza
l'enigma
che ci lega indissolubilmente al nesso.
Però se hai
il contatore digitale ti precludi il legame diretto
con questo assioma maledetto.
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