Niente di definito si staglia
sotto il cielo e lacrima il sensibile
in allergie urbanizzate, aria
che sposti e ti ritorna
da miele di natura offesa.
Più in là un radioso apice si apre
meraviglioso e ignora il camminare
sconvolto nell’imboccare un giorno
e l’indomani uguale uguale
ubbidiente ai semafori e tali avvertimenti
che ci vorrebbe un mare libero
e falcate da migratori.
Ci vorrebbe il fermarsi tra le erme
sagge e mute, fissare l’apice
riempirlo di frammenti e tutte cose
immateriali, azioni immaginate
parole non ancora dette
segni, bisogni, ma sì - anche
la polvere di qualche sogno.
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