C'è un vuoto dove arretrano
le stelle, stanche di aspettare
e il vuoto di un letto vuoto
di promesse mai mantenute
che spargono un sangue acre
tra i nudi sassi del cuore,
insonni nelle albe livide
di risvegli mancati.
E poi c'è un vuoto
che serra la gola
e tu marcisci nel silenzio,
tra gli spacci di morali
tagliate di borghese buon senso
e campane cigolanti
tra rovine di un mondo
che non ti ha conosciuto mai.
E ancora c'è il vuoto annichilito
di torrenti arrestati,
dirottati sull'asse
e quello lasciato dai canti
delle sirene
delle affinità temporanee
e poi il vuoto della vendetta
contro la gioia,
sempre affittata a caro prezzo
e quello della stanchezza lacerata,
sanguinante di grazie mancate,
di pani ammuffiti
che lasciano vuoti più immensi
delle cattedrali
o dei cimiteri
e ancora, il vuoto di un taglio di vuoti,
che raschia, dentro te, come un coltello,
fino alla polpa,
fino a perderti
per ritrovarti, ora e mai,
su quella corda sul vuoto
che è la libertà del funambolo,
pieno ormai di tutti i vuoti
che ha incontrato,
celebrato,
e amato.
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