Nel cammin di vita, in un giorno spento,
giunsi al paese delle balle, un tormento,
dove la realtà era sana malattia,
il tranello regnava, senza la pazzia.
Stanco di chi finge e del suo dolo,
la strada cambiai, nel buio, da solo,
di nuovo la mendacia venne incontro,
con parole dolci, ritentò lo scontro.
Convincermi che l’acqua era viva,
da gustare meglio, per alma più schiva,
ma io, di sete, preferito avrei morire,
pur di non ber dalla fonte, per mentire.
Sol desideravo il monte della pace,
lontano da falsità, un luogo che tace,
dove l’anima si fortifica nel dire
un semplice “no”, per non farmi tradire.
Raggiunsi alfin quel posto con affanno,
accettando così chi, senza inganno,
non seppe mostrarsi, con sincerità,
per rimaner nel vero, con lealtà.
Quanta pazienza, fatica a stretti denti,
per distanziarmi dalle frivole menti,
ma il viaggio portò a una conclusione:
se le bugie hanno le gambe corte,
allora, la verità ha un bel fiatone.
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