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Si che poco s’apprende

di Salvatore Pizzo
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Pubblicato il 11/11/2024 20:35:49

È che si fa fatica, amica cara.

Anche in una giornata così aperta

e assolata costa molta fatica

aggirarsi tra bancarelle in fiera.

 

Tanti bambini: chi col broncio e piva

chi ride, chi piange, chi serio segue

gli animatori e nel gioco s'insegue

... e quanti adulti e giovani distesi al sole,

oppure vecchi all'ombra sonnecchianti!

Tutto sembra un sorriso dalla vita

che sui salici ci sta appollaiata

e ad elici strappa fremiti. E spruzzi

osserva, sfacciati, da quel passero 

incurante  del viavai, che sta a bagnarsi

lì, sul bordovasca della fontana

guizzante di pesci e verde di piante

non visto quasi fosse invisibile.

Passeggio ai più invisibile com'esso

ma attento, considerando di quante

piccole meraviglie ci sfuggano

peggio che miraggi aulenti d'essenze.

 

Che fatica coglierle, amica cara.

Pure in una giornata così aperta

e assolata: sgusciano e non l'afferri

tanta vanità han le cose belle.

 

E alla fine mi stanco anche di questo

su una panchina sedendo spossato

che,  bianchi, sudan resina i papaveri

tra paglie arse, senza placarmi l'ansia. 

Lo sai: ci resto sull'orlo d'abisso

d'apparente normalità stupito

molto più tempo di quanto si pensi.

si che mi ritrovo gambe scalcianti

penzoloni nel vuoto e vorrei fosse

ben chiaro a tutti che non mi sta bene

che ci si spari e ammazzi da ogni parte

pur s'è uso in voga da epoche remote.

 

È così estenuante, amica cara,

anche in una giornata così lieta

e assolata starci a passo dell'oca

ché non ci appartengono queste guerre

 

Mi guardo in giro. Vedo e me ne faccio

scudo con falsa indolenza di sempre:

se ne sta chiuso ognuno nelle cose

inchiodate in testa con la costanza

degli anni. Non considera nemmeno

che ci possa finire sotto tiro

da un momento all'altro sotto le bombe.

È cosa che a loro par non competa

come fosse l'istinto a farli struzzi.

Ma fosse di sopravvivenza istinto

ci si andrebbe in piazza furie di pace,

manifestando ripudio di guerra

e guerrafondai pure. Invece niente.

Me lo chiedo, sai, se come tu dici

basti lavorar strenui su se stessi

per poi "riuscire a cambiare qualcosa".

 

Si che poco s'apprende, amica cara

sebbene sia giornata così tersa

e sgargiante, a lavorar su se stessi

mentre incombe e m'acconcia lo sgomento:

 

in questo universo, interiore sia esso

o esteriore, risalta asperità

d'animo che sembra malvagità

pura: al tracciarci nel sonno percorsi,

fatalmente ci conduce ad incubi

avverandosi catastrofe a notte.

È un po'come se in noi fosse un vulcano

che, ciclicamente, necessitasse

di sfogare un'energia primordiale. 

 

Mi strema tutto ciò, amica cara

anche in una giornata così  ariosa

e festosa, sentire brontolare

Il magma che risale dalla viscere


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