Pubblicato il 09/01/2025 17:27:34
Ci sono momenti nella vita in cui ci guardiamo allo specchio e ci rendiamo conto che siamo più stanchi di quanto avremmo dovuto essere. Non parlo di una stanchezza fisica, quella che arriva dopo una lunga giornata di lavoro, no. Parlo di quella stanchezza che ti prende quando ti accorgi che, in qualche modo, la tua vita è diventata un campo di battaglia. Ogni conversazione è una guerra, ogni decisione è una partita a scacchi, ogni opinione è un fucile puntato. E, alla fine, la domanda sorge spontanea: Ma perché diavolo dobbiamo sempre essere in conflitto?
Oggi, più che mai, siamo circondati da una cultura che ci spinge verso l'esasperazione del conflitto. Siamo costantemente invitati a scegliere, a schierarci, a lottare per la giusta causa. Dobbiamo essere in guerra con il sistema, con il governo, con la cultura dominante, con il nostro vicino di casa, con chiunque non la pensi come noi. Ma questa guerra infinita, in cui ci facciamo tutti la guerra per niente, non ha mai portato a nulla di buono. Ecco perché vi dico, senza timore di essere contraddetto: è ora di celebrare la conciliazione.
La conciliazione non è una resa.Non è una forma di debolezza o di compromesso che ti fa sembrare più piccolo, meno interessante o, peggio ancora, meno radicale. È, al contrario, un atto di forza, di intelligenza e di coraggio. Perché conciliare significa essere capaci di riconoscere che nessuno ha la verità assoluta, che nessuno di noi è perfetto, e che, forse, le soluzioni più grandi non nascono dai conflitti, ma dalle intese. È un'arte che pochi sanno praticare, ma che è diventata più che mai necessaria in un mondo che sembra incapace di fermarsi un attimo e respirare. Quante volte, nelle nostre discussioni, siamo spinti dalla semplice voglia di vincere? Quante volte parliamo non per cercare una soluzione, ma per avere l'ultima parola? Per sentirci più intelligenti, più forti, più giusti degli altri. Ma la verità è che vivere nella convinzione che il mondo debba girare solo attorno a noi è il miglior modo per vivere una vita di frustrazione. Se non impariamo a conciliare, a fare spazio agli altri, a riconoscere che ogni opinione ha un valore, stiamo solo perpetuando un circolo vizioso di rabbia e solitudine. Perché il conflitto è facile, ma la conciliazione richiede qualcosa in più. È facile urlare contro qualcosa, è facile schierarsi su una barricata. Non c'è nulla di più semplice che prendere una posizione netta e difenderla a oltranza. La vera sfida è trovare un terreno comune, è cercare un punto d'incontro in cui entrambe le parti possano respirare senza sentirsi sconfitti. La conciliazione non significa arrendersi, ma piuttosto *avere il coraggio di unire le forze* per costruire qualcosa di più grande. Ed è incredibile come in questa società sempre più polarizzata, questa semplice arte venga vista come un tradimento. Eppure, è il fondamento di ogni società che ha vissuto a lungo e prosperato.
La conciliazione non è il compromesso per il compromesso. Non parlo di quella forma di ipocrisia che ci spinge a scendere a patti con ciò che è sbagliato solo per non fare rumore. Quella non è conciliazione, è conformismo mascherato. La vera conciliazione nasce dalla consapevolezza che, pur restando fedeli alle proprie convinzioni, si può imparare a dialogare. Si può ascoltare senza giudicare, si può accordarsi senza perdere la propria dignità. E soprattutto, si può crescere senza sentirsi sconfitti.
Siamo ormai così abituati alla polarizzazione che dimentichiamo come sia bello, e soprattutto proficuo, vivere in un mondo dove le differenze non ci separano, ma ci arricchiscono. Perché è solo quando ci fermiamo a pensare, quando siamo capaci di mettere da parte il nostro orgoglio e la nostra paura, che possiamo veramente vedere l'altro, comprendere il punto di vista diverso dal nostro e, forse, anche cambiare qualcosa dentro di noi.
La conciliazione è il vero atto di ribellione. In un mondo che ti spinge a scegliere da che parte stare, a indignarti, a farti strada a spallate, il vero atto di ribellione è dire: io non voglio più combattere. Voglio trovare un modo per convivere, per crescere insieme, per fare qualcosa di più grande del mio piccolo ego. La vera rivoluzione è quella che non distrugge, ma costruisce ponti, che non annienta, ma unisce. In fondo, chi ha bisogno di una guerra se la pace è molto più potente?
Quindi, sì, oggi voglio fare l'elogio della conciliazione. Voglio dire che non c’è vergogna nel cercare un punto d'incontro. Perché alla fine, la vita è troppo breve per passarla a combattere battaglie inutili. E l'unico modo per vincere veramente è imparare a vivere insieme, non contro l'altro. In questo mondo di frenesia e di conflitti, la conciliazione è l'unica vera forma di libertà. E se è troppo difficile, beh, forse è proprio quella la battaglia che vale la pena combattere.
Ringrazio qui tutte le persone che scrivono commenti sempre molto apprezzati ai miei testi. Stay safe
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