Si ritira tra le spire
per proteggere ciò che vive
per raccogliere i pensieri
un corpo tutto sensi
non adatto ai ragionamenti
Che scorre sempre umido
aderente a ciò che è ruvido
mollemente avvinghiato
a tastarne ogni millimetro
In equilibrio perfetto
con il peso asimmetrico
di un ancestrale compromesso
riesce persino a sembrare leggera
a quell'incedere lucido
Quando d'un lampo si rapprende
perché alle antenne è arrivato un allarme
Poi placida si espande
perché adesso non ci sono più minacce
Quando al richiamo di luminose scie
si avvinghia a ciò che è simile
Nella serafica prontezza
di chi è la casa di se stessa
Ma anche sparso tutto il resto
ciò che è fragile rimane dentro
Un secreto appariscente
racchiuso in stanze oscure
per vie contorte
tra splendide volute
Una lingua che cammina
assaggia il mondo vorace
e insaziabile
ha sempre fame
Dall'interno al sicuro
lo immagina
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