si mormora
che fosse sveglia e
affamata dritta sul
crepuscolo senza vertigini
Sola come nella stanza
dove il medico
sorrise abbassando
con dita lievi
le sue palpebre già
perse in sogni di risveglio
Dicono che la ringarziò
senza scusarsi
con parole di epitaffio
e solo dopo un insistere
da segreteria blaterando
un buon per te tradì
il suo stolto malcontento
Sperava tanto che la
Consolatrice gliela portasse via
eppure non le avrebbe
fatto male
non davvero e per vigliaccheria
aspettava nel bicchiere
il sonno e la sua furia
Povero, povero ometto
non vedeva
come lei lo amasse
lo notò la Morte
che calca certi melodrammi
per recare sofferenza
o si astiene dal diletto
Stizzita per il caldo e
paludata nel manto di scena
solleticò le ciglia a lei
la Nera Signora per dispetto
Lui restò come si sa
incredulo e nudo
dall'altro lato della strada
aspettando l'oste in
lode al suo tormento
A un Amico
che non trovando pace in sé
cerca negli altri la discordia