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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Piccola cosmogonia portatile


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Pubblicato il 09/12/2019 12:00:00

 

*

 

Le singe sans effort le singe devint homme

lequel un peu plus tard désagrégea l'atome

 

*

 

La scimmia senza sforzo diventò l'uomo,

che un po' più tardi disgregò l'atomo 

 

*

 

Chant deuxième

 

Dans la croûte charnelle où gigotaient les dente
des cavernes en ébullition souterraine
saltarelle la büée opaque des ronces
et les monts cavalant dessus les continents
L'accordéon chantonne au bord des mers bouillies
sans qu'un doigt encor mou se pose sur ses
Le limon décortique la lave et la pierre
ponce et broyant le feu déjà soumis par l'air
le limon se nourrit de lui-même et de l'autre
c'est aussi l'épiderme et c'est aussi l'épeautre
le limon cuit rassit brunit et s'épaissit
le limon se fendille il grille et s'éparpille
le limon s'épaissit et devient une étoffe
le limon s'éparpille et devient limitrophe
le vent qui le soulève à déjà des volcans
étendu la fumée au-dessus des montagnes
il saupoudre les mers et rampant canasson
frotte ses crins de nuage aux minéraux amorphes
ses quatre pieds tendus déglinguent la coupole
l'orage qui étouffait distendit le ciel
le terre craque encor la terre craquera
le limon savoure la liquide expression
il absorbe le vent récolte la tempête
ensemence le schiste effrite le granit
déguste le mica piétine le porphyre

entraîne l'horizon englobe les arêtes
caresse le rivage entretient le prurit
de la terre pharamineuse qui soupire
la terre craque encor la terre craquera
sa tête se fendille et ses pieds se disloquent
son ventre frémissant bourgeonne de nombrils
sa fesse se sillonne en crispant ses anus
sa bouche s'égosille en cuves ventriloques
ses yeux ont sautillé puis recréant l'orbite
s'effondrent fulminant et ses oreilles eussent
bloqué tous les chahuts mais concordes elles ont
développé leur lobe en pas mal de sillons
le limon se répand le limon s'ingurgite
le limon se détend le limon précipite
le limon se tartine et le limon respire
le limon dégouline et le limon fleurit
le bulbe d'une bulle écosse sa pochette
d'air La terre se meut Le limon se craquèle
Soudain le duvet bruit Le limon se cisèle
Soudain le duvet bruit La terre se démène
Le duvet dans le vent lance ses postillons
larousse ingurgité tout champignon qui sème
s'aime en sèche onanie et spore aux horizons
lichens algues de terre et mousse des montagnes
le manteau cohérent grimpe le long des flancs
sur le sol ondulant vers le ciel peu d'audace

la vague botanique avance nez avant

le cheveu genre brosse et les pieds dans l'argile

[... les vers omis sont environ 180 ]

Elle bouscule elle balaie elle la terre

tendant un piège infect celui de l'ambition

L'animal persévère et l'espèce prospère

imbécile oublieux des révolusillons

du soleil laboureur des marges de l'horologe

dans la pâte engluée où gîtent des espoirs

L'animal gonfle son espèce et cette poire

l'individu meurt doublement La terre enterre

 

 

 

Canto secondo

 

 

Nella crosta carnale dove i denti
delle caverne insieme s'agitavano
in loro ebullizione sotterranea,
ballonzolava dei rovi ora il
opaco, e i monti sopra i continenti
corrono; intanto la fisarmonica
canticchia in riva dei mari bolliti
senza che un dito ancor lieve si posi
sui tasti. Scortica il limo la lava,
la pietra pomice e stritola il fuoco
già sottomesso dall'aria. Si nutre
il limo di se stesso e di quell'altro
che è pure l'epidermide e la spelta.
Il limo cotto rassoda e imbrunisce
si crepa, s'arrostisce, si sparpaglia
si fa compatto e una stoffa diviene.
Il limo si sparpaglia e pur limitrofo
si fa, e il vento che s'alza ha di già
sopra montagne disteso il gran fumo
dei vulcani; frattanto i mari spolvera,
e rampante cavallo con la propria
criniera di nube i minerali
stropiccia amorfi, che su loro quattro
piedi protesi alla cupola i gangheri
mandano a pezzi. Il tifone che prima
soffocava, ora il cielo ridistende,
Terra scricchiola e ancor scricchiolerà,
mentre il limo assapora l'espressione
liquida, assorbe il vento, la tempesta
raccoglie, sparge semi nello schisto,
il granito frantuma ed ora gusta
la mica, e intanto calpesta il porfirio,

trascina l'orizzonte e mette assieme
lische, la spiaggia accarezzando va,
e mantiene il prurito della terra
meravigliosa che sospira. Terra
che scricchiola ed ancor scricchiolerà:
la sua gran testa si fende, i suoi piedi
si slogano, ed il suo ventre fremente
germoglia d'ombelichi, la sua natica
si solca, ed i suoi ani s'increspano,
la sua bocca si sfiata in ventriloque
tine, e di già saltellato i suoi occhi
hanno, e di qui, l'orbita ricreando,
fulminei sprofondano. Le orecchie
avrebbero bloccato ogni frastuono
ma concordi esse hanno sviluppato
i loro lobi in molteplici solchi.
Si spande il limo, s'ingurgita, stende
precipita, si spalma, e poi respira,
fiorisce, e quindi prende a sgocciolare.
Il bulbo d'una bolla sguscia fuori
la sua taschina d'aria. La terra
torna a muoversi. Il limo si crepaccia.
Subitamente la peluria mettesi
a far rumore. Il limo si cesella.
Torna a rumoreggiare la peluria.
La terra si divincola. Nel vento
la peluria a lanciare prende i suoi
sputacchi: dizionario che s'ingurgita
ogni fungo che attorno getta seme,
s'ama in secco onanismo, e spore lancia
a tutti gli orizzonti. Indi licheni,
i quali non son poi ch'alghe di terra,
muschio delle montagne sui cui fianchi
il suo mantello coerentemente
arrampica. Su l'ondulante suolo
verso il cielo, davver poco ardimento
mostra l'onda botanica, avanzante

col naso avanti, chioma tipo spazzola

e i piedi nell'argilla. [...]

[... i versi omessi sono circa 180 ]

La Terra scopa e scompiglia, tendendo

una trappola infetta quale è detta

dell'ambizione. Mentre pervicace

l'animale e sua specie ognora prospera

imbecille e dimentica del sole

laborïoso e dell'orbite sue

che ai margini stan dell'orologio

nella pasta invischiata dove covano

le spemi. L'animale gonfia al massimo

la propria specie, e l'individuo - questo

povero sciocco - muore doppiamente.

Tutti quanti la Terra seppellisce.

 

 

[ Piccola cosmogonia portatile, Raymond Queneau, traduzione di Sergio Solmi, Einaudi ]

 

 


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