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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poema lirico-4

di Nina Berberova 

Proposta di Angelo Naclerio »

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Pubblicato il 16/03/2022 17:38:24

Con il cuore verso Oriente, da : Poema lirico di Nina Berberova, 1924-1926, parte 4.

 

Non è forse così tranquillo

il volo giambico dell'anima

perchè intorno a lei il mondo

è disarmonico, da secoli, da anni?

Si, è dolce il corso delle contraddizioni,

e l'anima porta con sè

le proprie convinzioni nei giorni sordi,

come semplici candele nel buio.

Porta nel buio pesto

della devastazione terrestre

un segno del passato restituito,

un segno dell'anima divina.

E il sogno che sogna in una qualche

spensierata grande città

non le pare un sogno ozioso,

ma una rivelazione senza tempo.

E le è dolce allora confondere

nella sua beata perspicacia

con cose misere, vane, spregevoli

l'incrollabile bontà divina.

Non è forse per questo che sogno,

attraverso il vacillante corso dei secoli,

non è forse per questo che ho potuto

dimenticare il millenovecentoventi,

non è forse per questo che ora non mi serve

una casa lontana, un tetto dimenticato,

una rustica cena russa

tra le nevi che si fanno scure

perchè non in sogno, ma in veglia

io chiamo paradiso la mia patria?

 

Prendo il volo di tarda ora,

quando rimbomba la città chiassosa,

e il bourgeois benpensante

accende il gas sotto la minestra,

quando annegano nell'asfalto i lustrini

di innumerevoli lampioni,

e da queste piazze furiose

e da questi crocevia furiosi

s'invola il gemito degli uomini

e resta sospeso nelle stelle.

 

Lo dico: non sono in esilio,

non cerco strade terrestri,

non sono in esilio, sono in missione,

mi è facile vivere tra la gente.

E la mia vita - quasi semplice -

è una vita doppia, e morendo

in una grande città

tornerò nella mia antica Casa,

alle cui porte talora mi stringo,

come prima della tempesta

si stringe al ramo la foglia, forse,

per salvarsi, per sopravvivere. 

 

Come non pensare alle vite in Ucraina nel ripetersi della storia nuovamente spente o scacciate. E come con gli ultimi due versi non ricordare Ungaretti..

 

 Tratto da Nina Berberova, Antologia Personale, Poesie 1921-1933. Passigli Poesia. A cura di Maurizia Calusio.

 


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