Se c’è un poeta e narratore in Italia, che ha fatto della Letteratura l’unica lente attraverso cui guardare la realtà e l’unica fede a cui tenersi ben ancorato, questi è Andrea Laiolo, astigiano di nascita, senese di adozione, capace di fondere, anzi, intersecare, il piano della vita con quello della scrittura. La sua ricerca accurata e instancabile della sonorità e musicalità del verso in poesia è pari alla sua ricerca della chiarezza e dell’eleganza nella prosa, con l’utilizzo, mai virtuosistico, di qualche arcaismo, che affiora spontaneo dal suo back ground culturale e impreziosisce la pagina. In questo recente romanzo il gioco degli incastri è riuscito in pieno, realtà e irrealtà si compenetrano e i personaggi vivono una doppia vita all’interno e al di fuori di sé, divenendo i motori di una storia di oggi e di una storia del passato, su coordinate che si incontrano misteriosamente e che tracciano un cammino comune, in cui ciascuno riconosce sé stesso nell’altro. Gli elementi che l’autore ha saputo abilmente combinare sono molteplici: da una parte una dolorosa prova esistenziale che riguarda la protagonista, Iole o Viola, per un amore perduto e improvvisamente finito, i sentimenti verso gli amici, il rapporto estatico con la natura, in particolare la splendida natura provenzale; dall’altra parte eventi storici medioevali relativi al territorio della Provenza, filtrati dalla fantasia, con non pochi elementi esoterici e magici che lasciano intuire una mistero universale sempre presente, di cui alcune creature sono depositarie.
Del mondo medioevale non manca nulla, né i castelli, né le rivalità tra i signori, né la sfuggente e intrigante apparizione dei cavalieri, né i duelli e le battaglie all’ultimo sangue. Il presupposto che crea l’onda narrativa è un manoscritto antico, ritrovato e tradotto da uno dei personaggi e dato in lettura alla figura femminile che inizialmente appare più fragile, quella che rappresenterà il legame tra il passato e il presente, nonché quella che ha subìto l’ingiusta perdita amorosa ed è alla ricerca di sé stessa. L’espediente del manoscritto vale sia a presentare l’opera come un lavoro di riscrittura (Manzoni docet), sia a salvaguardare l’interpretazione personale di chi legge ( i lettori all’interno della storia quali la protagonista, l’amica e il padre di lei, e i lettori al di fuori della storia quali noi siamo), perché man mano che la vicenda antica si dipanerà mescolandosi ai fatti odierni, entro lo spazio del viaggio provenzale e dell’ospitalità -rifugio nella casa degli amici, Iole troverà quasi una mappa della propria interiorità e una risposta agli interrogativi sul suo destino. Non deve quindi stupire il fatto che il manoscritto rinvenuto sia incompleto e non rechi una conclusione, forse perché è andata smarrita, o più probabilmente perché non è stata mai scritta. Può un lettore prendersi la responsabilità di finire un romanzo incompiuto? Sì e la cosa stupefacente è che sarà proprio uno dei personaggi, a divenire da protagonista, autrice e a rintracciare oltre che all’esito della antica storia, la svolta della propria esistenza. È un sottile gioco di intenti e di sovrapposizioni, condotto con straordinaria abilità espositiva, sempre creando sorpresa e suspence intorno agli eventi narrati. A far levitare il racconto in un’atmosfera spesso onirica, contribuiscono i particolari descrittivi e i dettagli precisi che emergono non solo dalle scene di battaglia, ma dai colloqui, dai dialoghi e dagli scambi di pensieri che hanno i singoli attori di questo vasto affresco storico che le pagine rivelano. Tutto ciò crea sin dall’incipit del libro, un’aria di attesa, di aspettazione profetica di qualcosa che accadrà e che sarà risolutivo specialmente per Iole, la ragazza italiana, che si è sottratta alla routine quotidiana del suo lavoro scolastico (avvertito come noia e decadenza dei valori culturali), per una vacanza fuori dell’ordinario che le restituirà una dimensione più serena, dopo la delusione per l’abbandono da parte del compagno.
A far da sfondo a questi episodi è, come già si è detto, l’affascinante paesaggio della Provenza, con i suoi colori, i suoi profumi, le sue leggende e chi ha visitato almeno una volta questa terra, non rimane indifferente di fronte alla descrizione dei luoghi, delle chiese, dei paesi e soprattutto della luce che folgora e crea infinite sfumature delle acque del Rodano e del mare a cui il fiume si congiunge. È inoltre importante sottolineare il ruolo delle figure femminili nel romanzo, che ci sembrano assai più rilevanti di quelle maschili, non solo per la loro avvenenza che l’autore ama contemplare, ma per i poteri che tali figure hanno, una capacità incredibile di percepire il male e di combatterlo, pur sapendo che è inseparabile dal bene. IL che è dovuto alla trama di fondo della filosofia dell’autore, alla sua concezione della vita e alla sua fedeltà ai valori morali dell’esistenza. In definitiva qui è da ricercare la cifra etica di questo romanzo. Infine, aggiungo che non basta leggerlo una volta: la prima volta ti avvince, ti coinvolge e stupisce, creando un ottimo trattenimento, ma la seconda volta ti rivela l’essenziale della vita, ti addita una strada da seguire.