Guido Brunetti
I meccanismi cerebrali e neurali alla base di affetti, sentimenti, emozioni
La gioia, per Borgna, “illumina il cammino della nostra vita”
L’interesse delle neuroscienze per i sentimenti, gli affetti e le emozioni è avvenuto solo in anni relativamente recenti, portando al conseguimento di notevoli progressi nella comprensione delle loro basi neuronali, grazie alle nuove tecniche di “brain imaging” e a ricerche più approfondite.
Per secoli, questo campo di studi è stato trascurato sia sul piano scientifico che filosofico perché ritenuto un aspetto marginale della vita, come qualcosa di irrazionale o come elemento secondario rispetto alla ragione. E’ stato Darwin a imprimere una svolta alla questione, rilevando la somiglianza tra esseri umani e animali.
La teoria evoluzionistica ritiene i sentimenti processi adattivi che permettono di garantire lo sviluppo e la sopravvivenza dell’individuo. Essi sono- scrive Eugenio Borgna, uno dei principali esponenti della psichiatria fenomenologica nel suo bellissimo e affascinante libro che s’intitola “Gioia” (Einaudi, pp.144, £13)- “il linguaggio della nostra anima”.
Tutta la nostra vita mentale in sostanza è influenzata dai nostri affetti, sentimenti, emozioni. In particolare, la gioia tra le emozioni “è la più preziosa”. Ci consente di conoscere cosa avviene nella nostra interiorità e in quella delle altre persone, e ci aiuta a scoprire e sconfiggere i lati oscuri della nostra anima. La conoscenza di questi sentimenti ha cominciato a rivoluzionare la diagnosi e le pratiche terapeutiche in psichiatria.
La questione riguarda anzitutto la domanda di come i sistemi di neuroni siano in grado di produrre l’esperienza soggettiva, ossia la coscienza fenomenica. Benché siano stati compiuti grandi progressi rimangono ancora tanti misteri impenetrabili e irrisolti. Come nascono allora le esperienze affettive nel cervello? Finora le neuroscienze non hanno fornito una risposta definitiva. Tuttavia- afferma il neuroscienziato Panksepp- sappiamo dove cercarle, cioè tra i meccanismi istintivi del cervello che generano gli affetti e che si trovano nei circuiti sottocorticali mediali del cervello dei mammiferi.
Gli straordinari progressi neuroscientifici hanno portato alla nascita di una nuova disciplina, le “Neuroscienze affettive”, che prendono in considerazione i processi mentali di base, le funzioni cerebrali e i comportamenti emotivi comuni a tutti i mammiferi, per “localizzare” i meccanismi neurali dell’esperienza soggettiva. La quale origina dalle aree più profonde del cervello, che sono straordinariamente simili nelle diverse specie di mammiferi.
La maggior parte dei neuroscienziati tuttavia non riesce ancora ad accettare il valore di queste prove poiché affermano che le esperienze soggettive non possono essere osservati in modo oggettivo negli animali. Il comportamento degli animali e persino degli esseri umani- precisano questi neuroscienziati- “non può mai fornire solide prove per sostenere che essi abbiano davvero esperienza di qualcosa”.
Altri neuroscienziati sostengono invece l’esistenza di “prove schiaccianti che tutti i mammiferi vivano esperienze soggettive prodotte dai circuiti cerebrali. Come avviene questa trasformazione dall’attività cerebrale, quindi materiale, in esperienze mentali? Come è possibile che processi del cervello possano generare una mente? Finora, le neuroscienze non hanno fornito alcuna risposta. Esistono soltanto ipotesi.
Le prove oggi disponibili indicano che le esperienze affettive scaturiscono dai “sistemi sottocorticali della linea mediana” (Northoff) e che sono a fondamento della mente. Le indagini neuroscientifiche, in gran parte basate sulla ricerca animale, hanno mostrato che non è utile “distinguere” tra la mente e il cervello. Che non sono entità distinte, ma sono “una e la stessa cosa, un’entità unificata (Panksepp). Le neuroscienze affettive sono quindi “moniste”, senza alcuna prospettiva “dualistica”. I dati dimostrano definitivamente che gli altri animali hanno esperienze affettive.
Un’altra scoperta è che le menti umane e animali sono “costruite” su sistemi affettivi geneticamente omologhi. Questi sistemi creano una forma di coscienza piena di intensità affettiva, che viene chiamata “coscienza affettiva”. La comprensione degli stati affettivi è di importanza decisiva per la comprensione della natura umana. Gli affetti sono la base del nostro essere, “giacciono” alle fondamenta primordiali della mente, forse le fondamenta neurali del concetto di “anima”.
Gli affetti, le emozioni sono- precisa Borgna- “la base della vita”. E’ proprio valorizzando l’esperienza soggettiva del paziente che il grande psichiatra ha rivoluzionato l’approccio alla cura dei disturbi psichiatrici attraverso un modello profondamente umano ed empatico. E’ una psichiatria, quella di Borgna, leopardiana: gentile e umana, ricca di significazione esistenziale e spirituale. Borgna ha dedicato pagine bellissime, struggenti e indimenticabili al tema degli affetti, delle emozioni e dei sentimenti. Essi dicono quello che avviene in noi, nella nostra interiorità, nella nostra anima. Ogni emozione- scrive- cambia in noi il modo di essere nel mondo, il modo di vivere con gli altri e con noi stessi. Ridiscendere negli abissi della nostra vita interiore significa “riconoscere” quali siano le immagini del mondo che si accompagnano al nostro vissuto. La gioia, per il nostro autore, è una delle emozioni “più belle e nobili della nostra vita e anche una delle più spirituali”. E’ un’emozione fragile e leggera, volatile e imprevedibile. Essa “illumina” il cammino della nostra esistenza.
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