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su Montale

Argomento: Letteratura

di Caterina Nicoletta Accettura
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Pubblicato il 29/01/2011 15:52:30

Omaggio ad Eugenio Montale.

"La mia poesia va letta insieme , come una poesia sola
Non voglio fare paragoni con la Divina Commedia,
ma i miei tre libri, li considero come tre cantiche,
tre fasi di una vita umana".
"Ho scritto un solo libro di cui prima ho dato il recto,ora do il verso."


Disse Montale, a significare l'unitarietà della sua opera, che era la
testimonianza della sua intera vita.

Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.

Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
siccome i ciottoli che tu volvi,
mangiati dalla salsedine;
scheggia fuori del tempo, testimone
di una volontà fredda che non passa.

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto tra le piante ligustri o acanti
dai nomi poco usati.
Io, per me,. amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose, dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, tra le cimase.

Esterina i tuoi vent’ anni ti minacciano
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude
Salgono i venti autunni,
t'avviluppano andate primavere
ecco per te rintocca
un presagio nell'elisee sfere.
Esiti a sommo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t'abbatti tra le braccia
del tuo divino amico che t' afferra.
Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.

Musica senza rumore
che nasce dalle strade,
s'innalza a stento e ricade,
e si colora di tinte
ora scarlatte or biade,
e inumidisce gli occhi, cosi' che il mondo
si vede come socchiudendo gli occhi
nuotar nel biondo.(a Debussy)

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
si qualche storia secca come un ramo.
Codesto oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro dell'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli,fruscii di serpi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’é tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima i cocci aguzzi di bottiglia.

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato di salino.
Tendono alla chiarità le cose oscure
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
e' dunque la ventura delle venture.

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'accartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Ben non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza
era la stanza della sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.


Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed e' l'odore dei limoni.


"Sono lieto che gli Ossi ti trovino benevolo.
Non so che valgano, ma sono un libro fisiologicamente mio,
(scritto coi nervi)e per questo mi ci ritrovo"
Lettera a Comisso.





_____________Nicole

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