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Algeciras tra Flamenco e Oriente a Santa Severa

Argomento: Teatro

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 04/08/2018 04:41:07

ALGECIRAS, TRA FLAMENCO E MEDIORIENTE - 12 agosto a Santa Severa - Roma

Se non sarete ancora partiti per le vacanze l'invito è per il 12 agosto alle 21.30 nella magnifica cornice del Castello Di Santa Severa per lo spettacolo ALGECIRAS, TRA FLAMENCO E MEDIORIENTE della compagnia Algeciras Flamenco.

'La danza gitana e il baile flamenco', tratta da 'Gitanos' articolo di GioMa presente in questo stesso sito.

Delle danze più arcaiche che il popolo nomade dei Gitanos era in uso improvvisare davanti al fuoco nelle notti di luna piena, come quelle propriamente rituali d’origine mitologica, oggi non si hanno notizie certe o quantomeno attendibili. Chiunque abbia avuto modo di vedere un gruppo danzare può rendersi conto che quei passi scaltri e quei gesti ieratici non appartengono a un linguaggio coreografico bensì sono l’espressione tipica dell’improvvisazione, tali da rispondere al riproporsi di una tradizione che non è mai venuta meno, che rispondono a una creatività sempre nuova e inaspettata, mai sconsiderata, che definirei piuttosto impulsiva nella loro arcana fruibilità. Riguardo allo stile si può facilmente dire che la ‘danza gitana’ come il ‘baile flamenco’ abbiano derivato la loro forma attuale partendo da concezioni diverse pur non del tutto dissimili. Diversi appaiono infatti i modi di esecuzione rilevati in un gruppo ‘gitano’ da un altro ‘flamenco’, variabile di zona in zona che sia il Sud o un’altra regione della Spagna; così come diversi sono gli esecutori ‘bailadores’ che improvvisano indipendentemente in uno stile o l’altro, una ‘zambra’ eseguita in una ‘cueva andalusa’ o di eseguire un ‘flamenco’ sul ‘tablao’ di un baraccamento gitano.

Influenze di altre danze risultano circoscritte all’interno del corpus fondante sia del ‘flamenco’ che della ‘danza gitana’ entrambe relegate a una forma espressiva per una certo verso ieratica, dall’altra tipicamente sensuale. In entrambi i casi legate all’interiorità del ‘gesto’ o a tutta una serie di ‘passi’, (aspetto esteriore della danza), come anche di un atteggiamento amoroso e passionale (che rispecchi invece l’aspetto interiore della stessa). Per questo è necessario scrutare nell’abilità e nel rigore di chi danza e di chi interpreta la danza. È così che nella costante ricerca delle culture individuate si possono riscontrare influenze etniche diverse: indiane, ebraiche, egiziane ed arabe confluite nel ‘baile flamenco’come nella ‘danza gitana, tali da renderle ancora più suggestive agli occhi di chi l’osserva. Oltre alla ‘zambra mora’ dove non mancano testimonianze dell’uso delle nacchere, troviamo la ‘moresca’, il ‘bolero’, la ‘malaguena’, la ‘sevilliana’ tutte estrapolazioni della ‘zambra’ medesima di cui si rintracciano poche e superficiali alterazioni nel ‘flamenco’ma che, in qualche modo riprendono lontane danze rituali importate dalla lontana India (accertata terra d’origine dei Gitanos), sebbene lontana ormai da ogni contestuale riferimento per la perdita del significato rituale originale.

Il ‘baile flamenco’ propriamente detto si presenta come una sequenza composita di temi espressi con costante ed eccessivo straniamento, capace di una trasposizione che in qualche modo vuole essere manifestazione fisica dell’emozione appassionata e furtiva dell’emozione intimistica, espressa nella tremenda liturgia della danza. Manuel Barrios scrive: “Con il sudore che le scende per tutto il corpo, nel mentre ripete una, mille volte un passo; una mille volte trasfigura nel tremore del gesto che l’accompagna; come tenuto da un fantasma nell’esercizio della grazia e del dolore, con lo sguardo al suolo, con la bocca contratta in un sorriso sdegnoso, arcano”. Sì che viene da chiedersi perché di tutto questo, la cui risposta è racchiusa nel ‘duende’. Quel ‘duende’ che Garcia Lorca ha pienamente espresso nella conferenza “Teorya y fuego del duende” come principio spirituale e demoniaco dell’estetica gitana, che supera ogni esteriorità folkloristica ed imprime un’estrema purezza alla rappresentazione “..in cui le forme si fondono in un anelito superante le loro espressioni visibili”.

Una serata che mette in scena il fascino della molteplicità culturale depositata nel bacino del Mediterraneo.

Lo spettacolo è inserito all'interno del prestigioso Festival Sere D'Estate 2018.

Elisa Fantinel
Ufficio Stampa e Comunicazione
3358160566
www.elisafantinel.it

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