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La Prova un libro di Carlo Pompili

Argomento: Libri

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 21/09/2018 00:51:14

‘La Prova’, un libro di Carlo Pompili – Augh! Edizioni 2017

La reiterata descrizione di un ambiente naturale all’interno di un romanzo d’azione solitamente determina una stasi nell’evoluzione dinamica dell’azione stessa, l’equivalente del flash-back in una pellicola cinematografica che rallenta lo scorrimento della trama, non consentendo il raggiungimento ultimo di quella vertigine, di puro stile giornalistico, che di per sé costituisce il ‘fatto di cronaca’ in un qualsiasi thriller …

“Qualche istante ancora, ed ecco mille piccole gocce di pioggia, ritmare il loro suono cadendo copiose sulle tavole dell’impiantito, allegre, leggere, inascoltato presagio del temporale che, di lì a poco, si sarebbe scatenato vittorioso. Neppure qualche cupo brontolio, dapprima indistinto, quindi, sempre più rabbioso, era riuscito a rimuovere Valeri da quella postura. Fu solamente alcuni istanti più tardi che l’uomo decise di allontanarsi dal pontile, quando il cielo, compatto nel suo colore cinereo, ebbe raggiunto l’apice della sua drammaticità, squassato dal bagliore delle scariche. Il lago (Bolsena) appariva come un gigante intrappolato nel suo bacino vulcanico, percosso dai giochi concentrici che si susseguivano sempre più intensi sulla superficie dello specchio d’acqua.”

Sorprendentemente, ‘il caso’ afferente a questo romanzo poliziesco, porta in scena gli insoliti anfratti della tranquilla provincia viterbese: la verde Tuscia, infatti, è una nicchia ecologica la cui condizione sociale e quella umana, storicamente integrate sul territorio, interagiscono nel comportamento psicologico dei personaggi, fornendo loro un ‘alibi moralistico’ necessario al riscatto ultimo delle loro azioni, bonarie o malevoli che siano, per quanto condizionate nell’intento scrittorio dell’autore, la cui penna sagace penetra efficacemente nella psicologia addomesticata dei personaggi creati …

“Fino a quando sarebbe durata quell’angoscia? Un dolore mai espresso pienamente, che avrebbe voluto condividere con lei (sua madre), allo scopo di scacciare quel fantasma che sembrava allontanarle sempre più l’una dall’altra”. […] Sara si voltò rapidamente, serrando le braccia in modo tale da nascondere il nervosismo che provava, tradito da uno spasmo inconsulto della spalla destra.”

Sebbene ‘la prova’ (del titolo) sia qui intesa quale indizio finale che porta alla scoperta dell’assassino, si è messi di fronte ad una realtà provinciale talmente radicata sul territorio, ‘da trasformare ogni abitante in un possibile indiziato’, la cui esistenza travalica i limiti imposti dall’ambiente se non in chiave onirica, fantasticando, e tuttavia senza mai superarli. Limitandosi, in almeno un caso, a una diversa realtà sociale, e forse (mentendo a se stessi), a una vita differente da doversi realizzare lontano dal proprio habitat naturale, magari nella grande città, dove ricominciare e/o forse ‘fuggire’ …

Fuggire dove, da chi, dagli altri, dalle malelingue del paese, dai misfatti della sorte, dalle anomalie delle cose? “Non si diranno le cose, si diranno le cose stravolte […] dalla sua forma e dal suo senso vero, supposto, inventato da una parola” – scrive il poeta (*); una parola bisbigliata in un confessionale, succube di un pensiero cattivo, di un sentimento atipico, in malafede. Se ne trova riscontro nel linguaggio esteso dei dialoghi, a tratti scarno, solo talvolta ridondante a causa dell’interferenza che l’ambiente esercita sul quotidiano in cui agiscono i personaggi: il bonario maggiore dei Carabinieri Lorenzo Valeri, l’amichevole medico legale Giacomo Serra, il parroco suadente, il contadino sanguigno, la madre benevola, il ragazzo sciocco, ed altri che, appunto, come in un film di carattere, s’adoperano dentro la cornice statica di un ‘evento’ legato a una sorta di ‘passato-presente-passato’ che contrassegna il loro insoddisfatto esistere …

“Federica, affannata, aprì la porta dell’appartamento di colpo, richiudendola rumorosamente dietro di sé. Fuori di ogni sentimento, si lasciò cadere su di una delle poltrone della sala, tenendosi la testa tra le mani. Fu allora che diede sfogo a tutte le sue ansie, esplodendo in un pianto liberatorio, fragoroso e incontenibile, tale da consentirle di esorcizzare, con quel gesto, le mille tensioni accumulate. Il dialogo appena concluso con Sara le aveva consentito solo parzialmente di condividere i timori che la turbavano, ma, nel contempo, le sembrava di aver tradito le aspettative del suo nuovo compagno.”

Un altro fattore importante in questo romanzo è rappresentato dallo ‘spazio-tempo’ che pure funge da contenitore di una catena di omicidi consequenziali, non sempre dettati da una effettiva ragione, bensì da quel passato-presente-passato cui nessuno sembra in grado di sfuggire, e che trasforma ‘ogni abitante in possibile indiziato’. Da qualcuno che pure s’aggira furtivo nell’ombra e che colpisce non proprio allo scopo di compiere un omicidio, quanto di voler dare seguito a una vendetta ‘morale’, azzarderei quasi ‘etica’, che riporti a quel ‘passato’ che non può morire, complice per l’appunto, la reiterata tranquillità dell’ambiente naturale in cui la storia si dispiega. La prova provata che ‘tutto cambia e nulla cambia’ se non cambiando il verso delle cose, la concezione della nostra vita interiore …

“Lorenzo Valeri aveva tentato tutto ciò che era umanamente possibile per scongiurare quella fine atroce, al punto da mettere in gioco la propria vita , pur di salvare quella altrui. […] Valeri fece cenno al suo subalterno di fermarsi, affiancandosi, egli solo, all’uomo ritto in piedi di fronte alla lapide. […] La sua espressione non era mutata affatto. Solamente quando i due uomini in divisa furono a qualche metro da lui, sollevò lentamente lo sguardo, come colui che attende un ineluttabile avvenimento nell’atto di compiersi. Quelle pupille , stanche e afflitte, non trovavano alcun conforto nella cornice marmorea che lo attorniava; nessun giovamento al tormento che straziava un’anima in costante tumulto. […] Ma ciò non era stato sufficiente. Sara non sarebbe mai ritornata sui suoi passi, di questo ne era certo. Un triste destino davvero, il suo, che sentiva di non meritare, ma contro il quale non desiderava più combattere, comprendendo, questo sì, davvero, l’inutilità di ogni iniziativa personale.”


L’autore Carlo Pompili:

Scrittore fine ed oculato, appassionato di storia e cultura dell’Alto Lazio, coltiva interessi grafici e letterari, dando seguito a sue collaborazioni in campo commerciale e pubblicitario. Dopo ‘Il potere’ (Alter Ego 2014) con questo suo nuovo romanzo “riporta i suoi lettori in quell’atmosfera da lui creata dove thriller e storia si intersecano strettamente con richiami ancestrali e misteriosi, in un sequel nel quale ogni colpo di scena conduce magistralmente fino a un epilogo inaspettato”.

Note:
(*) Gian Giacomo Menon “Geologia dei silenzi” – Anterem Edizioni 2018.


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