Eugenio Nastasi
- 09/03/2018 11:14:00
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Difficile sottrarsi a questa voce addestrata a scheggiare le sue parole-chopper per dare un senso allagglutinarsi dei pensieri o più correttamente a formule verbali calibrate come espressioni algebriche. La Mazzieri insidia continuamente il flusso dei versi non per gusto barocco ma per accettare totalmente la genesi del suo dire, lasciandolo indipendente nella flessione diretta della poesia. Una poesia scabra e fertile, svenata e percussiva, nuova nelle giunture paratattiche e antica nella matrice morale e intellettuale. Una poesia uscita da fianco di ogni rapporto umano radicato nel tempo o meglio tanto radicato nel tempo da fare dubitare talvolta che la risposta dellangoscia sottile che ci prende possa chiamarsi giudiziosamente speranza.
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