Annamaria Ferramosca
- 29/11/2018 16:52:00
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È un’ekfrasis davvero singolare, questa di Marco Furia. Perché inscena uno straordinario dialogo interiore con le opere pittoriche, come fossero dimensioni reali capaci di trasmettere sensazioni che vanno ben oltre i luoghi e le atmosfere. L’attenzione e la cura dei dettagli infatti trapassa velocemente in una restituzione dello sguardo e della percezione che non appare mai soggettiva, ma si trasmette in una luce da tutti riconoscibile, intensamente umana. La dettagliatissima analisi delle opere mette in evidenza le forze interiori che ogni artista ha immesso nelle scene e fa sì che esse entrino facilmente in dialogo con l’interiorità di chi guarda. Così si aderisce alla serenità auspicata nella vita dalla scena di Tiro con l’arco, ci si rispecchia nell’inquietudine di paesaggi norvegesi e di tempeste nei campi, si esulta, Alla luce della lampada, accogliendo intero l’affascinante mistero della scrittura. Ritorna l’eterna domanda di senso offerta da una natura morta di vino e castagne e colpisce la dimensione alienata di una strada di New York ritratta come da un passante in preda al panico, ma che vede in fondo una luce di salvezza. E occorre leggere e rileggere queste pagine, per gustare tutta la capacità evocatrice del pensiero di Marco Furia, tutta la sua profonda sensibilità artistica e umana. Annamaria Ferramosca
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