Eugenio Nastasi
- 08/09/2019 12:38:00
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Nella raccolta "Sottovoce" Antonio Spagnuolo, di là dallintonazione accorata di versi dedicati allamata perduta, ci dice che la voglia di carpire linvisibile è lunico modo per risorgere dallannullamento, altrimenti detto lavere amato diviene amare linvisibile per se stesso al di là del desiderio e del sogno, anche se ci assalgono "altre incertezze che esplodono distratte". Al possesso del vero amore, quando si perde la sua tangibile presenza, si immola pure la propria ansia di vivere divenuta "clausura di fobie", giacchè per troppo tendersi la vita pare essersi fermata. Questa è poesia che insegue lorigine e la fine dellesistenza proponendo, attraverso una sapiente organizzazione dellalfabeto ungarettiano, la consapevolezza di restare uomini anche se gli inganni si moltiplicano rendendoci incapaci della minima rivolta e anche se pare che "la finestra ha specchi di follia". Ma da tutto questo mondo che inesorabile ci logora, Spagnuolo riesce a trarre ancora motivi di speranza oltre la morte, poichè la struttura morale e la statura della sua arte poetica sanno inventarsi "una spina alla temeraria fede".
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Claudia Manuela Turco
- 04/09/2019 17:22:00
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Centrale, ancora una volta, il tema della perdita della persona amata e la conseguente sensazione di solitudine che tutto pervade. La parola poetica, seppur con una certa intermittenza, consente di contrastare l’oblio e di difendersi dai dubbi esistenziali, tra appassionato ricordo e salvifica immaginazione. Unificando la propria intima ferita con quella del lettore, Antonio Spagnuolo si mette a nudo, regalandoci ancora una volta pagine di “alta poesia”.
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