Lig E. Norant
- 09/06/2016 08:29:00
[ leggi altri commenti di Lig E. Norant » ]
Se volessimo entrarvi con luso mero di ragione, la poesia, custodita dal silenzio mistico degli oranti, ci rimarrebbe inaccessibile, occorre allora unaltra chiave o unulteriore chiave, la chiave di un un cuore ubbidiente, recuperando alla parola il significato di ascolto. Tutto della lingua poetica di Amina, in questi versi più che in altri, ci parla di un profondo ascolto, un ascolto composito, mai unidimensionale. Vi troviamo gli echi di Amina bambina nel paesaggio naturale dei luoghi di unautobiografia formativa di quel substrato fondante la trama di un vissuto, quale è letà infantile; vi troviamo certamente gli anni "anarchici" delladolescenza" che permettono la visione del dolore come categoria immanente alla condizione umana; infine troviamo letà poetica, che imparata la lingua degli angeli, può profetare sul dolore di ogni tempo, recuperando sia letà pura dellinnocenza, sia la trasfigurazione della piaghe dolorose, che diverranno così fiori di raggi di luce dello Spirito. Una poesia profondamente religiosa, intessuta dellattitudine alla preghiera universale propria allanima delluomo, con quelle dita leggere di preghiera che scrivono poesie così sublimi.
|