Gil
- 15/10/2016 08:57:00
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Un dorso può indicarci un volto nascosto oppure le spalle di un gigante rispetto a noi, che ci permettono di non sentire la fatica di un cammino, di vedere oltre il limite della nostra piccola statura, infine di giocare ritornando quei bambini cui fu promesso il Regno; ma questampiezza sposa la profondità di quelle mani (voce dellanima), e dalla loro intimità nuziale nasce un suono ricco di colori: lAmen. Tutto il resto della poesia, dispiega la sua bellezza, spiegando come nel visibile e nelludibile, vi sia già celato linvisibile e linudibile, il Silenzio del Principio che poi tornerà nell"estate della lingua" (sono queste immagini-metafore il segno del genio poetico della Narimi), una fioritura abbondante di suoni che rapiranno la sposa in estasi. Perché in fondo è così che mi appare la poeta: ferma alla "stazione delle immagini", custodisce come un ventre gravido del seme dellamato, quelle figure, riconoscendosi in quel " dimmi "autunno", per entrare nellinverno dellattesa, diventare come sposa una " lacrima sulla neve", diventare ancora un arco di colori, pronta amante a partorire la scrittura del Silenzio, quindi madre "per quando tornerà una poesia. Siamo di fronte ad una poetica iniziatica, esoterica, i cui contenuti rivelano senza dirle, verità profonde, offerte però con lumiltà del mendicante pellegrino, dello zingaro girovago, del pio devoto.
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