Arcangelo Galante
- 15/11/2017 12:03:00
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Il sorriso ed il pianto, come altri aspetti opposti, relativi alle emozioni, entrano a far parte della vita stessa dell’uomo. Piangersi sempre addosso, senza vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, potrebbe rivelare una visione pessimistica, o scarsa obiettività, nel sapere gestire le varie situazioni. D’altra parte, non tutte le persone riescono a reagire con risolutezza dinanzi ad un frangente, a dipanare un dubbio, a prendere una decisione, a rimboccarsi le maniche, affrontando la realtà con quella giusta dose di freddezza (intesa come distacco, non mancanza di sensibilità), in grado di offrire una capacità di soluzione ai problemi incontrati. Entrano molti fattori in gioco, tra i quali, primeggia il carattere e, quindi, la predisposizione naturale nel non abbattersi o scoraggiarsi, di fronte a certe evenienze quotidiane. Naturalmente, è più facile a dirsi che a farsi; perciò, modificando l’angolazione, forse, lo scenario nel quale si è coinvolti, assumerebbe luci ed ombre differenti, tali da non farsi sgorgare “troppe” lacrime addosso. Se è vero che piangere un poco, senz’altro può essere terapeutico, perché disinnesca lo stress accumulato e concede all’anima di sfogarsi, aprendo quella valvola di tensione emotiva repressa, il continuo lacrimare, è un indice di scarsa stima nelle capacità proprie, o manifestazione d’altro. Avrei voluto aggiungere molto di più, ma il tempo mi è contro… Un riflessivo pensiero, Anna, da me condiviso.
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