Klara Rubino
- 20/04/2018 10:44:00
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Difatti! ...Nel frattempo cercavo di estrarla...
Buongiorno, ho 38 anni, più vicino possibile a quanto amo di quello che cè: il desiderio di correre insieme ad amici selvaggi per cui si è pronti perfino a morire.
Sono presenze, a volte dense quasi quanto un ricordo di infanzia che galleggia in un pomeriggio ventilato di giugno, gli spioncini invisibili con cui il mistero ci parla.
Ecco, non trattare le storie come se fossero conchiglie divise per sempre da un accesso al mare.
Riportarci a casa nel mondo, sottrarci alla cattiva solitudine, questo può fare la letteratura
poi,lenire un dolore profondo, conoscere una ragazza dagli occhi di brace, tenere a mente lesatto ritmo di una mattina o la formazione di una remota squadra di calcio.
Adesso scrivo nelle pause Attendo che sia la realtà a parlarmi, possiamo solo approfittare dei varchi che a volte ci invitano a camminare in campo aperto anche se piove.
Allora un animaletto esce dalla tana, un temporale si trasforma in neve,
una piuma si posa su una casa diroccata, una bocca si apre verso un torrido bacio,
una voce unultima carezza un reparto di rianimazione... proprio in questo momento, un disadorno garage unaltalena pneumatici usati del secolo scorso.
Non ho obiettivi precisi. Solo respirare meglio, accendere un piccolo falò uscire allo scoperto
e la bontà minuta non premeditata, il desiderio che denuda le caviglie dellestate, la presenza di un interno più divino.
Le storie vere nascono dai segni che la vita ci lascia (e anche dalle sue amputazioni) con personaggi che contengono il sapore degli ulivi centenari.
Il mare e le montagne sembrano essersi appena staccati e in certi giorni si chiamano dai moli, dalla pianura in battuta di sole, dai più riposti passi alpini.
Certo, ci sono anche lasprezza, il silenzio indurito, la valle in ombra perenne, le zone industriali in stato di amianto, ma dentro di me prevale un sentimento di meraviglia per quanto attraverso ogni giorno.
E quando la luce si stende sul litorale, ti accorgi di essere a Oriente.
Tutta la sala da ballo è attraversata dallapplauso.
La letteratura ci rende più vasti e nello stesso tempo ci dona lenti interiori per medicare la cecità. È come se qualcuno ci avesse tolto una benda
e il nostro nome apparisse più chiaro e il senso si facesse strada quasi senza attrito senza il culto di unidea o la disciplina di unintenzione.
Uno scontro a fuoco di tensioni diverse va lasciato raffreddare con ardore: qualche lacrima versata, credo.
Non sono bravo a scarnificare. La natura ti fiancheggia e quasi ti incorpora ma cè sempre un lupo in agguato nei giardini senza apparenti inferriate
Grazie, Federico
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