mazzarello
- 09/12/2010 21:21:00
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Paragrafo arguto e interessante. Pascoli citato è come su di uno scambio ferroviario, da una parte continua con Saba - Penna, dallaltra con Pasolini. Da una parte il tono elegiaco di Zvanì, dallaltra quello epico di La Grande Proletaria si è mossa. Purtroppo nelle stazioni darrivo non cè altrettanta versatilità. Saba - Penna non riuscirebbero nellaccordo sommesso, quanto Pasolini rischierebbe la retorica nello stacco. Almeno, per il Vate di Romagna, lepoca era quella di Giolitti se non vogliamo andare a scomodare nessuno nella Mitteleuropa.
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Loredana Savelli
- 06/12/2010 06:23:00
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Coincidenza curiosa, leggo questo stralcio critico di Giorgio Linguaglossa parallelamente alla rilettura della lezione americana di Calvino intitolata "Leggerezza" (1988, postuma). Calvino si pone un obiettivo (cito da pag. 7 delledizione Oscar Mondadori): "In questa conferenza cercherò di spiegare - a me stesso e a voi - perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto; quali sono gli esempi tra le opere del passato in cui riconosco il mio ideale di leggerezza, come situo questo valore nel presente e come lo proietto nel futuro".
Nel saggio di Linguaglossa la tendenza potrei dire antiretorica della poesia contemporanea sembra essere considerata una "diminutio", penso soprattuto allanalisi della poesia di Patrizia Cavalli: "La poetessa romana mette la parola fine ad ogni tipo di poesia dellinterventismo: alla poesia politica, ideologica, civile, impegnata, ed apre la strada del disimpegno, dello scetticismo «privato» e del ritorno al «quotidiano»".
Da semplice lettrice, a me sembra che la poesia "leggera" dal dopoguerra ad oggi stia ad indicare una direzione semplicemente e inevitabilmente nuova che trova il suo riscontro nei recentissimi mezzi di diffusione, nelluso e consumo rapidi della letteratura e dellinformazione in generale (Internet, blog, e quantaltro). Il discorso della e sulla poesia contemporanea non si dissocia, necessariamente, dalla rivoluzione tecnologica in atto. Laccesso globalizzato alla cultura impone forse criteri anche di lettura diametralmente opposti rispetto a prima.
La domanda è intrigante: dove stiamo andando? Cosa ci aspetta? E fondamentale porsi nuovi interrogativi, accanto ai vecchi.
Grazie per questo intervento.
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