Beatrice Minotta
- 16/03/2010 09:45:00
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Sono una studentessa di lettere delluniversità di Bologna. "Paesaggi Inospiti" fa parte del programma dellesame di letteratura italiana contemporanea. E molto bello e "nuovo" studiare unopera talmente recente da non trascinare dietro a sé pagine e pagine di critica, è uno stimolo a farsi critici in prima persona, o almeno a provarci. Quello che vorrei sottolineare brevemente in questa raccolta di poesie è limpiego dei tempi verbali: il presente assoluto e limperfetto narrativo. Il primo è protagonista della prima sezione eponima del libro ed è utilizzato a proposito di vegetali e animali, essi appartengono al "dopo-storia", sono scatti fotografici immodificabili, assoluti. La seconda parte, intitolata "Piano dErba", ( ma già gli ultimi componimenti della precedente) presenta invece un impiego maggiore dellimperfetto, riservando il presente assoluto a qualche locusta che ancora spunta in un paesaggio divenuto umano. Questo tempo verbale evoca una dimensione memoriale: tanti fotogrammi legati uno allaltro che si richiamano anche a distanza di pagine, una memoria saltellante ma pacata, immortalata in un presente (quello dellautore) non più possibile, ma solamente ri-attraversabile. Centrato nel senso letterale del termine è il titolo della seconda sezione "Piano dErba", che richiama evidentemente il paese natale di Giampiero Neri e funge inoltre da soglia tra lerba che "sta sotto" ("lerba del sottobosco") e quella che "sta sopra" ("Cresce lerba sulle rovine"), relativamente lultimo verso della prima parte di "Paesaggi inospiti" e il secondo di "Piano dErba".
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