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L’orribile sogno del poeta

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Immagina un po' che cosa ho sognato.

All'apparenza tutto è propriamente come da noi.

La terra sotto i piedi, acqua, fuoco, aria, verticale, orizzontale, triangolo, cerchio, lato sinistro e destro.

Tempo passabile, paesaggi non male e parecchi esseri dotati di linguaggio.

Però il loro linguaggio non è quello della Terra.

Nelle frasi domina il modo incondizionale.

I nomi aderiscono strettamente alle cose.

Nulla da aggiungere, togliere, cambiare e spostare.

Il tempo è sempre quello dell'orologio.

Passato e futuro hanno un ambito stretto.

Per i ricordi il singolo secondo passato, per le previsioni un altro, che sta appunto cominciando.

Parole quante è necessario. Mai una di troppo, e questo significa che non c'è poesia, e non c'è filosofia, e

non c'è religione.

Là simili trastulli sono inammissibili.

Niente che si possa anche solo pensare o vedere a occhi chiusi.

Se si cerca, è quel che già si vede lì accanto.

Se si chiede, è quello a cui c'è risposta.

Si stupirebbero molto, se sapessero stupirsi dell'esistenza chissà dove di motivi di stupore.

Il vocabolo "inquietudine", da loro ritenuto triviale,

non avrebbe il coraggio di comparire nel dizionario.

Il mondo si presenta in modo chiaro anche nel buio profondo.

A ciascuno egli si dà a un prezzo accessibile.

E nessuno pretende il resto alla cassa.

Dei sentimenti - la soddisfazione. E niente parentesi.

La vita con un punto al piede. E il rombo delle galassie.

Ammetti che nulla di peggio può capitare al poeta.

E poi nulla di meglio che svegliarsi in fretta.




 Luciana Riommi Baldaccini - 08/02/2012 19:52:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Eh sì, la vita, le cose, il mondo intero, tutto nella sua letteralità più scontata: un vero incubo e, dal mio punto di vista, una grave patologia che implica l’incapacità di immaginare e una totale anaffettività. Un incubo (non solo per i poeti).

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